Indirizzo: Via Vittorio Emanuele 1 – 98030 San Teodoro
Telefono centralino: 095.696024 - Fax Municipio:095.697295
Stato: Italia
Regione: Sicilia
Provincia: Messina
Zona: Italia Insulare
Latitudine: 37°50'58"92 N
Longitudine: 14°41'56"76 E
Altitudine: 1.182 m s.l.m.
Superficie: 13,90 km²
Perimetro comunale:
Comuni limitrofi: Cesarò, Troina (EN)
Frazioni:
Abitanti: 1 420(31-12-2010)
Densità: 101,43 ab./km²
Nome di Abitanti: Santeodoresi
Sito Internet: http://www.comune.santeodoro.me.it/
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Codice Fiscale:
Codice Istat: I328
Codice Catasto:083090
Santo Patrono: San Gaetano
Giorno festivo: 7 Agosto
Descrizione Araldica dello Stemma:
Blasonatura: d'azzurro alla fascia d'argento sul tutto al leone di rosso sostenuto da tre monti all'italiana di verde, sostenuti in punta
Decreti:
Da vedere:
Borgo Giuliano
Chiesa Madre Maria SS. Annunziata
Torre Feritoria
Monumento ai caduti della I° e II° guerra mondiale
Veduta panoramica dalla "santuzza" del maestoso vulcano etna
.
Villa Comunale
MONTE SORO (1847 m.)"
VISITA "ALL'ACERONE"
LAGO MAULAZZO (1400 m. s.l.m.)
LAGO BIVIERE (1278 m. s.l.m.)
LAGO DI ANCIPA (944 m. s.l.m.)
Feste:
Eventi Culturali:.
Eventi Gastronomici:
Sagra del Grano
Sagra dei sapori montani
Eventi sportivi:
Curiosità:
Mercati e mostre:
Mercato in Piazza De Gasperi il sabato dalle 16.00 alle 19.00
Risorse: L'economia è basata per la maggior parte su agricoltura e allevamento.
Centri culturali:
Numeri Utili:
Siti nel Comune:
http://www.prolocosanteodoro.it/
http://www.ricordidisanteodoro.it/
Impianti sportivi:
Strutture Ricettive:
Personaggi Illustri:
Come si arriva:
Da Catania: si percorre la strada veloce Catania – Adrano, quindi fino a Bronte perla SS.284, e dal ponte sull’Alcantarala SS.120(Km 88).
Da Messina:si segue la A20 fino allo svincolo di Sant’Agata Militello, quindi si segue la SS 289 che si stacca dalla SS. 113 (Km 160)
Oppure si segue l’A18 fino a Giardini Naxos e si segue la SS. 120 verso Bivio Cerda (Km 113)
Da Enna:dopo aver raggiunto Nicosia con la SS. 117 si segue la SS. 120 passando da Cerami e Troina (Km 95)
Cenni storici:
San Teodoro è un piccolo centro della provincia di Messina composto da un solo centro abitato. E’ situato alle falde del Monte Abate (altezza 1371 m.) sui Nebrodi ed a 1150m. sul livello del mare. Ad est è possibile ammirare l’Etna o Mongibello con la sua immane cupola azzurro-turchina.
Il paese è attraversato dalla Strada Provinciale 167 per congiungersi con la statale 289, esso è considerato come centro di passaggio per inoltrarsi all’interno dei meravigliosi boschi del Parco dei Nebrodi, Villa Miraglia e Monte Soro, alla ricerca dei prodotti del sottobosco quali: funghi e asparagi.
Il territorio del Comune è composto da circa 1950 ettari, prevalentemente agricoli.
Il geografo arabo El Edrisi, scriveva che l’imperatore di Costantinopoli, Michele Paflagane, aveva mandato in Sicilia il famoso generale bizantino Giorgio Maniace, nel tentativo di riconquistare la Sicilia all’Impero romano d’Oriente.
La popolazioni arabe barbare erano stanziate sui Nebrodi proprio sul territorio che oggi appartiene ai comuni di San Teodoro e di Cesarò e dopo varie scaramucce si svolse nel 1040 la battaglia nelle zone adiacenti all’Abbazia di Maniace che vide la sconfitta dell’esercito arabo, guidato dal Kadì di Taormina.
Le popolazioni arabe dopo la vittoria di Giorgio Maniace furono costrette a lasciare i loro territori e darsi alla macchia nei boschi adiacenti il territorio di Cesarò, Cerami e San Fratello.
Alcuni storici tra cui il grande Michele Amari asserisce che in epoca normanna una colonia sbarcata a Naxos, proveniente dal Monferrato, al seguito della contessa Adalsia, moglie di Ruggero I, si fermarono prima di stabilirsi definitivamente a San Fratello in un villaggio ben popolato, ricco di mercanti, fertile e abbondante di ogni cosa che si chiamava Kisar (Cesarò).
Nel 1492 il Cardinale Borgia Rodigro divenuto Papa col nome di Alessandro VI donò i beni dell’Abbazia di Maniace e il territorio posto tra i tre affluenti del Simeto: Martello, Cutò e Saraceno all’Ospedale Nuovo e grande di Palermo.
I Rettori del nasocomio nel prendere possesso del lascito si fermarono proprio in un fondaco posto nel territorio di San Teodoro – Cesarò.
Ogni tre anni i Rettori venendo da Palermo per riscuotere i tributi solevano fermasi nella sacrestia di una chiesetta di Cesarò.
I discendenti del grande ammiraglio Orazio Nelson “Heroi immortali Nili” Charlotte Nelson Brindiport e Alexander Nelson Brindiport si spingevano nelle calde giornate estive ed autunnali, a cavallo fino alle pendici del Monte Abate, che era circondato da secolari e ampie faggete e popolato da abbondante selvaggina.
Le lunghe cavalcate e le frequenti escursione erano dovute alle ricerche archeologiche che i duchi amavano fare.
Si dice che nella zona esista una necropoli preistorica e un complesso abitativo ormai distrutto risalente all’alto medioevo
Le prime notizie certe intorno al paese di San Teodoro risalgono al 23 Maggio 1303.
Il centro di origine medievale è menzionato in privilegio di Federico III d’Aragona (re di Trinacria dal 1296 al 1337) redatto a Messina proprio il 23 Maggio del 1303, che ne concede il possesso alla casata dei Romano, con l’obbligo del sostegno militare.
Nel 1392 San Teodoro è tra i Casali facenti capo al Capitano Giustiziere di Randazzo.
Dopo la scomparsa di Giordano Romano, che l’aveva ricevuto dal padre, il feudo per successione diretta passa alla maggiore delle due figlie e, alla morte di questa, alla minore ed ancora alla moglie Margherita Campulo.
A questo subentra il primogenito Giovanni Francesco e, nel 1510, il fratello Geronimo.
Originariamente il Feudo era situato nella contrada Fondachello, sulle rive del fiume Troina e sulla reggia trazzera che nell’interno dell’isola metteva in comunicazione Palermo con Messina.
In questo feudo vi era una torre di avvistamento con feritoria risalente agli arabi per la difesa da eventuali aggressioni, e di fronte una torretta, ancora tutt’oggi esistente, dove vi è raffigurata su una lastra di ferro dipinta a mano l’immagine di San Teodoro nelle sue vesti di centurione romano, il quale passò, secondo la tradizione, con le legioni da quel luogo dando origine al primo nucleo dell’antico San Teodoro.
Nel 1633 Giacomo Campulo fu onorato del titolo di Marchese di San Teodoro con diploma di Filippo II.
IL feudo e il titolo passarono poi a Carlo Campulo il quale fu dichiarato ribelle in seguito alla rivoluzione di Messina del 1674, quindi la Regia Corte s’incorporò il titolo che poi rivendette a Francesco Maria Bruno nel 1678.
In seguito il titolo di Marchese di San Teodoro venne restituito a Giovanni Campulo e si estinse dopo due generazioni.
Anche i beni del Campulo furono confiscati e la terra fu venduta a Mario Parisi, nominatorio di Antonio Finocchiaro, Parisi insieme al territorio acquistò anche il titolo di Barone con Giurisdizione Civile e Penale, per sé e per i suoi eredi e successori.
Francesco Parisi, figlio di Carlo vendette il Feudo a Diego Brunaccini, nipote di quel Pier Francesco, che venuto da Firenze impiantò a Messina la famiglia che esercitava la professione di vellettario.
Diego, studioso di diritto civile e religioso per privilegio di Carlo II, fu nominato primo principe di San Teodoro, cosicché quel piccolo feudo ai margine del fiume di Troina ebbe il titolo pomposo di Principato.
Nel 1692, il principe Brunaccini a causa dell’imperversare della malaria trasferì la sua residenza dalla contrada Fondachello alle falde del monte Abate, facendo costruire dagli amministratori la prima casa, oggi Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice e vicino ad essa la Chiesa parrocchiale dedicata a Maria S.S. Annunziata così ponendo il paese sotto la protezione di San Gaetano col Bambino dello scultore palermitano Quattrocchi.
E’ opinione comune che ai Musulmani bisogna far risalire la divisione territoriale della Sicilia in Tre province, chiamate Valli di Mazzara, di Noto e di Demoni.
L’imperatore Federico II la divise poi in due province: al di qua e al di là del Salso, divisione che durò fino alla guerra del Vespro.
Nel secolo XV si ebbe una terza divisione in quattro Valli: Demone, Noto, Girgenti e Mazzara; dopo di che si tornò all’antica divisione musulmana.
San Teodoro appartenne alla Val Demone, la cui etimologia, da alcuni, si fa risalire ai Boschi (Vallis Demonum), da altri, Infine, ad un forte castello, “Demone”, durato fino al secolo X e sito vicino Rometta.
Dopo l’emanazione nel regno della Sicilia della legge 20/06/1812, che modificava l’antica divisione delle valli in sette Intendenze, in 23 distretti e 150 Circondari, San Teodoro venne assegnato all’Intendenza di Messina e al Distretto di Mistretta.
Durante le agitazione popolari contro i Borboni, ma soprattutto durante quelle del 1848 e del 1849, alcuni rivoltosi Brontesi per scampare alle carceri borbonici si nascosero nei ricchi boschi di Portella detta Miraglia e nel bosco di Semantile.
Nel 1860 i rivoltosi brontesi per sfuggire alle fucilazioni di Bixio si rifuggirono nei boschi di Monte Soro e di Portella Femmina Morta, dopo aver invano cercato protezione e rifugio nella Ducea di Nelson.
Lo stesso avvocato Nicolò Lombardo ispiratore della rivolta, fu fucilato non riuscendo a trovare scampo nel territorio di Maniace.
Con la legge 26/08/01860 Garibaldi convalidava l’antica circoscrizione territoriale dei Comuni e furono soltanto modificati i nomi in Provincia, di Distretto in Circondario, di Circondario in Mandamento.
Il Mandamento a cui apparteneva S. Teodoro era composto da due Comuni: S. Teodoro e Cesarò.
I primi registri del Comune risalgono al 1820, data presunta dalla sua nascita, per il breve periodo che va dal 1929 al 1939 esso cessò di esistere e i suoi abitanti fecero parte del Comune di Cesarò.
Ritornò libero nel 1939, mentre come Circoscrizione giudiziaria appartenne a Randazzo fino al 1560.
Nel 1908 venne istituito l’ufficio postale; nel 1911 quello telegrafico.
Anche S. Teodoro sostenne nel secolo scorso una lotta per lo scioglimento dei diritti promiscui esercitati dagli abitanti nella tenuta detta del “Bosco” di pertinenza dell’ex feudo di S. Teodoro, in proprietà al Principe Brunaccini (diritto di far legna secca e verde, di cavar pietra per qualsiasi uso, raccogliere erbe da mangiare ecc.).
Sennonché il popolo non trovò assistenza e spirito di patriottismo nei propri amministratori.
Il decurionato per ben tre volte, negli anni 1826-27-42 dichiarò non esistere alcun uso civico in detto feudo e quando nel 1842, il Principe proibì agli abitanti di legnare nel suo bosco, inutilmente il Comune mosse lite presso la Gran Corte dei Conti che, con sentenza 25 ottobre 1843, diede ragione al Principe rigettando la domanda del Comune che perdette sin d’allora i diritti promiscui.
Nel 1930 Carlo Levi visito la zona di Maniace e su consiglio di un prete brontese si spinse fino a San Teodoro per ammirare le anse del fiume Simeto.
Restò incantato dalla bellezza dei luoghi e dai secolari boschi, dalla vista dell’Etna e dalle fresche e saporite acque che abbondanti scorrono in questo territorio.
Nell’ultima decade di giugno del 1943, ancor prima dello sbarco angloamericano in Sicilia, i tedeschi arrivarono a Cesarò e nel territorio di San Teodoro.
Vennero ospitati ai piani dell’edificio delle scuole elementari di Cesarò, mentre l’ultimo piano rimase regolarmente riservato agli uffici municipali.
Ancora, soldati germanici, dopo il 20 luglio, si attendarono a “Vigna Monaci”, dove nel dopoguerra fu creato il vivaio della forestale; al “Borgo Giuliano” in territorio di San Teodoro; a 7 o a 8 Chilometri da San Teodoro presso la strada di Troina, venne attrezzato un altro ospedale tedesco da campo.
Erano gli anni del “Consenso”, di ciò Mussolini era perfettamente cosciente, allorché a Roma dall’alto della prora del Foro Italico enunciava le linee maestre delle politica estera e comunicava i dati del rinnovamento del “centro geografico dell’Impero”.
San Teodoro è comunemente chiamato “U Casali”.
Questa comune espressione è rimasta non perché fosse un casale di Cesarò, ma per il suo piccolo sviluppo in relazione alla sua origine feudale.
Cesarò dista da San Teodoro circa 800 metri, il paese è situato sul colle, protetto a sud dal picco su cui si vede anche da lontano la figura dominante di un Cristo. I
l centro di Cesarò è la piazza San Calogero che ci permette di avere apportata di mano le due chiese principali: la Matrice e la chiesa dedicata al Santo Patrono.
La Matrice dedicata alla Vergine assunta è una chiesa antica che all’interno ci offre la bellezza di ben tredici altari. Si aggiunge a tale bellezza la signorile e preziosa dimora: Palazzo Zito.
All’interno possiamo ammirare stemmi, gli affreschi che riproduco scene di vita da salotto, di caccia e delle quattro stagioni caratteristici del primo ottocento e tutta una serie di oggetti d’epoca.
Il Territorio di San Teodoro è tutto da valorizzare per dare alla popolazione che vive quella agiatezza che da sempre il popolo siciliano va cercando.
Etimologia (origine del nome)
Il nome onora il santo patrono del paese.
Il Comune di San Teodoro fa parte di:
Regione Agraria n. 1 - Montagne interne Nebrodi nord-occidentali
Patto Territoriale Valle dell'Alcantara
Parco dei Nebrodi
Fonte: http://www.prolocosanteodoro.it/
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