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Mercoledì 8 Maggio 2024

Savoca

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Indirizzo: P.zza Fossia n. 1 – 98038 Savoca (ME)

Telefono centralino: 0942.798749 - Fax Municipio:0942.761014

Stato: Italia

Regione: Sicilia

Provincia: Messina

Zona: Italia Insulare

Latitudine: 37° 57' 15,48'' N

Longitudine: 15° 20' 27,24'' E

Altitudine: 303 m s.l.m.

Superficie: 8,80 Kmq

Perimetro comunale:

 Comuni limitrofi: Casalvecchio Siculo, Forza d'Agrò, Furci Siculo, S. Teresa di Riva, Sant'Alessio Siculo

 Frazioni e località: Mancusa, Rogani, Rapone, Romissa, Santa Domenica, Cucco, Barone, Cantidati, Scorsonello, Botte, San Francesco di Paola, Rina, Contura

 Abitanti:1755

Densità: 199,4 Km2

Nome di Abitanti: Savocesi

 Sito Internet:  www.comunedisavoca.it

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 Codice Fiscale:

Codice Istat: 083093

Codice Catasto: 1447

 Santo Patrono: S. Lucia

Giorno festivo: Seconda domenica di agosto

Descrizione Araldica dello Stemma:

Di azzurro, all'aquila di nero, allumata e linguata di rosso, rostrata e armata d'oro, con la testa rivolta, alzata in sbarra e sormontata dalla corona all'antica di cinque punte di nero, alzata in sbarra. Ornamenti esteriori da Comune

Blasonatura del Gonfalone

Drappo di giallo, riccamente ornato di ricami d'argento e caricato dallo stemma comunale con la iscrizione centrale in argento, recante la denominazione del Comune

Caratteristiche Stemma

Simboli: Aquila

Colori: Azzurro, Nero, Oro, Rosso

Decreti:

 Da vedere:

Nel centro storico di Savoca sorgevano anticamente 17 chiese, molte delle quali sono ancora esistenti.

 Chiesa di Santa Maria in Cielo Assunta, è la Chiesa Matrice di Savoca ed è un monumento nazionale italiano dal 1910.

Edificata nel 1130, presenta una facciata a doppio spiovente con un portale centrale, di impostazione rinascimentale, spinto verso l'alto da paraste laterali che guidano lo sguardo verso il rosone in pietra lavica a cinque bracci.

 Nella cripta della chiesa nei secoli passati si procedeva alla mummificazione delle salme dei notabili del paese.

Fu sede periferica dell'archimandrita di Messina di cui all'interno si conserva la cattedra lignea.

Chiesa di San Michele, costruita attorno al 1250, per volere degli Archimandriti, era la chiesa del Castello di Pentefur, ampliata nei primi decenni del XV secolo, venne ristrutturata ed affrescata agli inizi seicento, seguendo lo stile Barocco.

Chiesa di San Nicolò, edificata nel XIII secolo, fino a tutto il XVII secolo era riccamente adornata con affreschi in stile bizantino.

L'edificio odierno presenta oggi un'architettura settecentesca frutto di un rimaneggiamento successivo.

Conserva una statua lignea di Santa Lucia eseguita dallo scultore Reginaldo D'Agostino.

 Nel 1970, all'esterno di questo edificio sacro vennero girate alcune celebri scene del film Il Padrino di Francis Ford Coppola.

Chiesa del Calvario, edificata nel XVIII secolo sul luogo dove già prima dell'anno 1000 esisteva un eremo ove dimoravano alcuni monaci basiliani provenienti dall'abazia della Chiesa dei Santi Pietro e Paolo d'Agrò.

È dedicata alla "beata Vergine dei Sette Dolori e della Santa Croce"., vi hanno luogo, ogni anno, le rappresentazioni della Settimana Santa.

Chiesa di San Rocco, edificata nel 1593, ne rimangono solo le mura perimetrali e il portale in pietra, si trova nell'omonimo quartiere, un tempo densamente popolato, soprattutto dai pescatori, è ad unica navata.

Nonostante le piccole dimensioni, questo sacro edificio, anticamente, era riccamente adornato con opere di pregio, oggi scomparse. Inoltre, tra il XVII ed il XIX secolo, il 16 agosto di ogni anno, questa chiesa e tutto il quartiere circostante erano al centro di sontuosi festeggiamenti religiosi in onore a San Rocco.

In quegli anni la festa in onore a San Rocco era la più sontuosa delle feste savocesi dopo quella della patrona Santa Lucia.

Chiesa di San Giovanni, risale al XVI secolo, ad oggi sussistono solo le mura perimetrali, peraltro in cattive condizioni di conservazione. È situata nell'omonimo quartiere e, nonostante le piccole dimensioni, aveva una grande importanza poiché era attigua all'antico Ospedale di San Giovanni attivo fino a tutto ilsecolo XVIIIed oggi non più esistente.

Nei secoli passati, anche questa chiesa ed il quartiere circostante erano al centro di solenni festeggiamenti tradizionali che si svolgevano il 23 e 24 giugno in onore, appunto, di San Giovanni Battista.

Chiesa dell'Immacolata (oggi centro filarmonico)ubicata in via San Nicolò, tra il quartiere San Rocco e la Chiesa Madre, venne edificata nel 1621 ad opera dei Frati Minori Francescani, che avevano un convento nelle immediate vicinanze (nel sito ove oggi sorge l'ex plesso delle scuole elementari recentemente trasformato in albergo).

Un primo convento era stato edificato nel XIII secolo per volere dello stesso Sant'Antonio da Padova in Contrada Misericordia, una zona boscosa fuori dall'abitato.

Successivamente, nel 1617, i frati si spostano nel sito in questione, proprio nel cuore del centro urbano, ove avevano acquistato una casa con annesso terreno, da don Giuseppe Trimarchi; viene edificato un nuovo convento ed una nuova chiesa, in stile barocco, che a tutt'oggi ammiriamo.

La chiesa, era in realtà dedicata a sant'Antonio da Padova, ma il popolo, fin dalle origini, la nominava la Chiesa dell'Immacolata.

Fino al 1940 era aperta al culto, poi andò in rovina e nel 1998 è stata pregevolmente restaurata e adibita a centro filarmonico comunale, durante i lavori di restauro emersero, da sotto il pavimento, le sepolture dei frati del convento.

Questa chiesa ospitava pure le tombe delle facoltose famiglie locali dei Trimarchi e dei Nicòtina, risalenti ai primi anni del XVIII secolo, abbellite da pregevoli stemmi marmorei oggi conservati al museo comunale.

Oggi, il Centro Filarmonico comunale ha circa cento posti a sedere, ed è sede di concerti e di conferenze.

Chiesa di San Biagio, cappella privata di antica origine, la si trova fuori dal centro abitato, in mezzo a uliveti e vigneti, in contrada Iazzani, è stata recentemente restaurata ad opera dei proprietari ed il giorno di San Biagio, il 3 febbraio di ogni anno, viene aperta al culto.

Appartiene alla Cantante Lirica Lucia Aliberti.

Chiesa di Gesù e Maria, situata su un'altura a due passi dalla chiesa di San Michelee dal Museo, nel quartiere San Michele.

È di origine cinquecentesca, è ad unica navata e all'interno presenta uno stile barocco.

Secondo antichi documenti risalenti al1 630, per alcuni anni, questa chiesa sostituì la vicinissima chiesa di San Michele, la quale era chiusa perché inagibile, per la celebrazione dei riti religiosi.

Fino alla fine del XIX secolo era aperta al culto.

 Nel 1950, essendo l'edificio ormai in rovina, venne asportato l'altare maggiore, che venne collocato nella Chiesa parrocchiale della Sacra Famiglia in Santa Teresa di Riva, ove tuttora si ammira.

Sotto il pavimento di questo edificio sacro si scorgono ancora delle tombe sicuramente appartenenti a personaggi locali blasonati.

Oggi di questa chiesa restano solo le possenti mura perimetrali (adornate all'interno da preziosi fregi) e il prezioso portale in pietra.

Chiesa di Santa Lucia, edificata nel XV secolo dai Monaci Domenicani, era annessa al loro convento e prospettava su piazza Santa Lucia, l'odierna Piazza Municipio.

Più volte abbellita venne resa grande e sontuosa, era dotata al suo interno di ben nove altari, cinque sepolture gentilizie e delle nicchie sotterranee per l'esposizione dei cadaveri mummificati.

Sorgeva ove oggi si trova il palazzo municipale, crollò nel gennaio1880a causa di una poderosa frana.

Si salvarono soltanto poche reliquie: la preziosissima statua argentea diSanta Lucia, del1666; un quadro seicentesco raffigurante la Madonna del Parto; un pregevole mezzo busto marmoreo di Santa Lucia risalente alXV secolo.

Oggi, queste opere sono conservate presso lachiesa di San Nicolò.

Chiesa di Sant'Antonio Abate, costruita verso la fine del XV secolo, ne rimangono solo poche rovine sepolte nel sito ove oggi si trova il campo da tennis. Situata nel quartiere di Sant'Antonio, crollò anch'essa a causa della frana del1880.

Chiesa di Santa Domenica, antica chiesa quattrocentesca di piccole dimensioni, situata nella frazione Cucco, daglianni 1990è chiusa al culto.

Chiesa di San Francesco di Paola, con molta probabilità risale al XVIII secolo, è situata nell'omonima frazione è sede di Parrocchia.

Chiesa di Santa Rosalia, sorge nella frazione Rina, ha forma ottagonale ed è stata costruita nel1968sulle rovine di una preesistente chiesa edificata alcuni secoli addietro dalla facoltosa famiglia savocese dei Fleres.

Chiesa di San Nicola, è ubicata nella frazione Contura, antica cappella di campagna, risale presumibilmente alla fine del XVII secolo.

Architetture militari

Castello di Pentefur, ridotto a rudere, sorge sul colle omonimo sovrastante l'abitato. Ospitò la residenza estiva dell'archimandrita di Messina. Il castello faceva sistema con numerose torri litoranee oggi appartenenti al territorio diSanta Teresa di Riva(Torre Catalmo,Torre dei Saraceni,Torre del Baglio,Torre Avarna,Torre Varata, Fortino di Ligoria).

Altre architetture

La Porta della Città (XII secolo)

Come precedentemente accennato, iNormannicinsero la città di Savoca con un'ampia cinta muraria dotata di due porte d'accesso, una all'estremità sud (quartiere San Giovanni) e l'altra all'estremità nord (quartiere San Michele).

Di queste fortificazioni difensive, è ormai visibile soltanto la porta del quartiere San Michele. Si presenta come un arco a sesto acuto in pietra arenaria, risalente al XII secolo.

Fino al XIX secolo, l'attuale via San Michele, strada d'accesso alla porta, non era altro che una ripida scalinata scolpita nella roccia viva. Fino al 1918, erano ancora presenti le porte in ferro, che, nel Medioevo, venivano aperte all'alba e chiuse al tramonto. Il manufatto è stato restaurato nel 2009.

Palazzo Trimarchi - Bar Vitelli (XVIII secolo)

Antico palazzotto nobiliare a due elevazioni, in stile neoclassico siciliano, situato in Piazza Fossìa, nel quartiere del Borgo, vicino al Municipio. Presenta tre eleganti balconcini in pietra.

Venne edificato tra la fine del Seicento ed i primi del Settecento dalla facoltosa famiglia dei Trimarchi, come loro residenza, e, sempre da questi, venne restaurato nel 1773. Era uno dei palazzi più importanti e in vista della Savoca antica.

Nel luglio 1820, durante i Moti del 1820-1821 venne assalito durante un grave tumulto popolare.

Al piano terra di questo antico edificio si trova il piccolo bar in cui nel 1971 vennero girate alcune scene del film Il padrino di Francis Ford Coppola.

Il bar è ancora soprannominato "Bar Vitelli". Il primo piano, abbastanza spazioso, è chiuso al pubblico.

Casa medievale con finestra bifora (XV secolo)

Antica costruzione tardo medievale realizzata verso la fine del Quattrocento; viene citata in molti antichi testi per il suo "stile greco".

L'edificio venne restaurato verso la fine del Seicento. Ha uno stile gotico-spagnolo, tipico della Sicilia del tardo Quattrocento; il successivo restauro del XVII secolo ha dato, altresì, al manufatto un ulteriore sapore ispanico-fiammingo.

Il portale d'ingresso è ornato con gigli borbonici settecenteschi. Appartenne nei secoli scorsi alle facoltose famiglie locali dei Fleres e dei Trischitta.

Tra il 1909 ed il 1927, ospitò gli uffici municipali del comune di Savoca. Negli ultimi cento anni è appartenuto alle famiglie Rizzo e Altadonna.

Il pregevole monumento venne propagandato nel 1928 dal Touring Club Italiano. L'edificio è sottoposto al vincolo di tutela architettonica, si presenta in buono stato di conservazione ed a tutt'oggi appartiene alla famiglia Cantatore.

Antico palazzo della Curia e antico Carcere (XIV secolo)

Via San Michele con rovine dell'antico carcere (secolo XIV)

A testimonianza dell'antico Palazzo della Curia, sito in via San Michele, addossato alle mura cittadine proprio accanto alla porta della città; rimane ben poco, solo le pietre angolari. Sul sito in questione si trova l'edificio dell'ex ufficio di collocamento, che oggi ospita una rivendita di vino e prodotti tipici siciliani.

L'antica curia, era un edificio a tre piani, di proprietà dell'Archimandritato del Santissimo Salvatore, avente valenza monumentale, edificato nel XIV secolo. Stando a quanto riferisce lo storico locale Santi Muscolino, questo edificio era caratterizzato dalla presenza, nel prospetto principale, di due archi in pietra arenaria a sesto acuto di pregevole fattura.

Fin dalle origini ospitò al suo interno gli uffici municipali e giudiziari. Verso la metà del Settecento risulta appartenere al cav. Verdura.

  1. Dal1812divenne proprietà del Comune di Savoca che continuò ad adibirlo a municipio. Dal1817, oltre al municipio, divenne sede delRegio Giudicatoe del carcere delCircondario di Savoca.

Il 23 luglio 1820 venne assalito e danneggiato durante un tumulto popolare. Il Terremoto del 1908 lo lesionò irreparabilmente, tanto che dovette essere demolito. Dal 1927 gli uffici municipali sono ospitati nella sede attuale.

L'antico carcere della Terra di Savoca, fino al 1795 era ubicato nel villaggio di Casalvecchio.

Quando poi questo paese si emancipò dal dominio savocese, le prigioni vennero spostate nel centro di Savoca, in un'ala dell'antico Palazzo della Curia.

Ad oggi, del carcere, rimangono miseri avanzi murari e una finestra quadrata, chiusa con una grata in ferro battuto, su cui troneggiava lo stemma dell'Archimandrita, oggi rimosso e custodito al museo locale.

È ancora visibile all'interno una cisterna che serviva per l'approvvigionamento idrico di buona parte dell'abitato.

 Dal 1855, quando Savoca cessò di essere capoluogo del  suo circondario, andò in disuso. Crollò parzialmente nel 1908 e non fu più ricostruito.

La Sinagoga

Le rovine di quella che, durante il Medioevo, fu la sinagoga dei giudeidi Savoca, si trovano a pochi passi dalla Chiesa di San Michele e dal trecentesco Palazzo della Curia (oggi ex Ufficio di Collocamento), proprio ai piedi dell'altura ove sorge il Castello di Pentefur.

Il vetusto manufatto è in pessime condizioni di conservazione, invaso da erbacce e terriccio alluvionale, all'interno è visibile una profonda cisterna.

Sono visibili due archi in pietra sul prospetto principale, mentre su quello laterale, si scorge una pregevole finestra in pietra arenaria, ancora in discrete condizioni; caratteristici sono i blocchi di pietra angolare che collegano detto prospetto con la parete ovest.

Non si conosce l'anno di costruzione di questo edificio, si sa solo, grazie ad antichi documenti che lo individuano con assoluta precisione "nel centro e nel migliore luogo" dell'antico abitato, che esisteva già nel 1408.

Fruivano di questa sinagoga gli ebrei residenti a Savoca e nei borghi e villaggi vicini.

Poiché detto edificio di culto sorgeva in un quartiere abitato da cristiani, per di più vicino a chiese ed all'edificio dove si curavano l'amministrazione e la giustizia cittadine, nell'agosto 1470, venne confiscato su ordine del Viceré di Sicilia Lupo Ximenes de Urrèa.

Lo stesso viceré dispose che la sinagoga venisse edificata in altro luogo. La ragione di tale severo provvedimento è da ricercare nel fatto che i giudei savocesi, nell'officiare i loro riti, cantavano inni a voce talmente alta da disturbare le attività dei cristiani che da lì a pochi passi si svolgevano.

Di conseguenza, la sinagoga venne rivenduta ad un privato cittadino del luogo tal Filippo Storiali. Non è dato sapersi ove gli ebrei savocesi stabilirono il loro nuovo luogo di culto. Pochi anni dopo, nel1492, gli ebrei sono costretti a lasciare la Sicilia.

La loro sinagoga divenne una civile abitazione, per secoli; nel  XX secolo viene adibita a stalla, oggi, dopo il crollo del tetto, è un rudere a cielo aperto.

Risulta interessante ricordare che in Savoca esisteva anche un cimitero ebraico, questo era sito in località Moselle, nei pressi dell'attuale popolosa frazione di Rina.

I palazzi nobiliari

Quel che resta del seicentesco Palazzo Scarcella

Come appena accennato nel capitolo dedicato alla storia, il centro storico di Savoca pullulava di palazzotti nobiliari dotati di un certo interesse artistico e storico.

Oltre al settecentesco Palazzo Trimarchidi piazza Fossìa, di cui si è appena parlato, degni di nota risultano:

il massiccio Palazzo Salvadore delXVII secolo, versa in ottimo stato e conserva il pregevole portale ad arco in pietra arenaria, è ubicato tra via San Michele e via Chiesa Madre;

il PalazzoCrisafulli, sito in via San Michele presso la Porta della Città e recentemente ricostruito.

Dirimpetto al Palazzo della Curia c'è il Palazzo Scarcella, delXVII secolo, che, nonostante sia semi crollato, conserva ancora un elegante balconcino sorretto da tre mensole di pietra finemente lavorate.

Il caratteristico palazzo della famiglia Toscano, sito in Via Cappuccini.

Pochi ruderi rimangono del Palazzo Nicòtina, improvvisamente crollato, a causa di infiltrazioni di acqua, neglianni 1980, ubicato di fronte allaChiesa di San Nicolò.

L'imponente PalazzoTrischitta, ormai ridotto a rudere, venne demolito verso il1997per far posto all'attuale Museo Etno-antropologico.

Ormai scomparso risulta il settecentesco Palazzo Prestipino, un tempo ubicato nel quartiere Cappuccini.

Il convento dei Cappuccini e la cripta (XVII secolo)

 I frati cappuccini, su iniziativa di padre Girolamo da Montefiore e di padre Girolamo da Castello, fondarono in Savoca, nel1574, il loro primo convento, edificandolo su di un terreno donato dal sacerdote don Giovanni Coglituri; era dedicato a sant'Anna.

Si trovava ad una certa distanza dal centro abitato, in località Cucco-Santa Domenica. Ai primi del Seicento, però, questo sito dovette essere abbandonato, poiché estremamente soggetto a frane, si optò per un luogo più sicuro e più vicino al centro abitato.

L'odierno convento venne edificato tra il 1603 ed il 1614, ad opera del padre generale Lorenzo da Brindisie del padre provincia le Girolamo da Polizzi.

Si costruì su un vasto terreno donato ai cappuccini dal nobile savocese Antonio Crisafulli con atto del notaio Cesare Petrafitta.

È una struttura imponente che domina il centro abitato e le valli che lo circondano. È composto da due piani fuori terra, al piano terra si trovano la biblioteca, il refettorio e la cucina, mentre al primo piano sono allocate le venti celle dei frati.

Nella biblioteca rimane ben poco dell'immenso patrimonio letterario un tempo presente, tuttavia, nel refettorio, si possono ancora ammirare alcuni affreschi dipinti da Frà Gaetano La Rosa nel1608.

Accanto al convento c'era un grande orto che veniva coltivato e contribuiva al sostentamento dei frati. Al 3 marzo1650, nel convento dimorano 10 frati, i quali "si sostentano delle elemosine del popolo".

Il convento dei cappuccini, al pari di quello deidomenicani, tra il XVII ed ilXIX secolo, ebbe grande rilevanza culturale nell'ambito della società savocese, costituendo il punto di riferimento per la formazione umanistica, scientifica e giuridica dei pochi privilegiati che in quegli anni avevano la possibilità di studiare.

Le statistiche cappuccine relative ad un lungo arco di tempo compreso tra il1616ed il1978, riportano i nomi di ben 31 religiosi di rilevante importanza, vissuti nel convento savocese. Tra i tanti frati che anticamente dimorarono nel convento, si ricordino: frà Francesco da Savoca (+1654), padre Giovanni da Giampilieri (+1665), padre Antonio da Savoca (+1751), autore di un manoscritto inedito di filosofia, frate Benedetto Scarcella da Savoca (+1761) ed infine, padre Placido Prestipino (1690-1754) e frà Bernardo da Limina (1693-1777); la salma mummificata di quest'ultimo religioso si trova esposta nella cripta del convento.

 Nel 1866, il Regno d'Italia incamerò il convento e l'orto dei cappuccini di Savoca, i quali, tuttavia, poco tempo dopo, "vennero ricomprati dai frati".

Da non dimenticare, tra i frati vissuti nella prima metà delXX secolo, padre Giampietro Rigano daSanta Teresa di Riva(1881-1950) e padre Basilio Gugliotta daNaso(1880-1964) entrambi autori di svariate monografie sulla storia di Savoca e dintorni.

L'ultimo frate cappuccino che visse nel convento fu padre Anselmo da Savoca, al secolo Salvatore Trischitta (1895-1978).

 Nel 1990, gran parte dell'orto del convento viene espropriato dal comune di Savoca, che vi realizzò il Parco Comunale.

A tutt'oggi il convento è in ottimo stato di conservazione, è gestito da un'associazione religiosa ed è messo a disposizione di gruppi e di villeggianti.

 La chiesa del convento dei Cappuccini (1603)

Annessa al maestoso edificio del convento, è dedicata a San Francesco d'Assisi, ospita al suo interno una tela della Madonna di Loreto, dei primi anni del Seicento, attribuita ad Antonio Giuffrè; un cenacolo del 1634 ed un'altra tela raffigurante la Vergine degli Angeli, entrambe attribuite a frate Umile da Messina, allievo di Alonso Rodriguez, che fu discepolo del Caravaggio.

Si possono altresì ammirare due altari in marmo ed in legno, nonché una pregevole statuina settecentesca raffigurante Santa Maria Bambina.

Sull'altare maggiore troneggia la tela della "Sacra Famiglia" che rappresenta la Madonna col Bambinello Gesù in braccio che benedice la città di Savoca, secentesca, riprodotta ai suoi piedi. All'interno della chiesa sono presenti cinque sepolture: una a sarcofago, appartiene all'imprenditore don Antonino Russo Gatto (1809-1868); le altre quattro sono al livello del pavimento, nella prima troviamo sepolti i frati che nel corso dei secoli vissero nel convento, poi troviamo quella del dott. Domenico Scarcella (1779-1850) del1843, segue quella di don Giuseppe Trimarchi (1822-1878) del1845, infine, ai piedi dell'Altare maggiore, si scorge quella del giudice Onofrio Prestipino (1768-1855), del1843.

Purtroppo, molte delle opere d'arte del convento sono custodite, al fine di impedirne il furto, nel convento deiCappuccinidiCefalù.

 

La cripta dei cappuccini (1603)

Realizzata agli inizi del Seicento nei sotterranei della chiesa del convento e dell'antistante piazzetta, racchiude 37 cadaveri mummificati appartenenti a patrizi, avvocati, notai, possidenti, preti, monaci, abati, medici, poeti, magistrati, una nobildonna e tre bambini, tutti appartenenti alla ricca e potente aristocrazia savocese.

Non si conosce l'origine dell'usanza dell'imbalsamazione dei cadaveri; venne forse introdotta, circa tre millenni addietro, daiFenici, i quali l'avevano appresa dagliEgizi.

Tuttavia, una tesi recente afferma che, nel corso delXVI secolo, ifrati Cappucciniavrebbero appreso le tecniche di imbalsamazioneinSud America, le quali, attraverso laSpagna, sarebbero giunte inSicilia.

La mummiapiù antica risale al1776, ed appartiene al notar Pietro Salvadore, la più recente è del1876 ed appartiene a Giuseppe Trischitta. Il procedimento dimummificazionedurava sessanta giorni, era detto dell'essiccazione naturale; consisteva, prima nell'immergere per due giorni lasalmain una soluzionedisaleeaceto, successivamente, dopo aver proceduto allo scolo deivisceri, nel distenderla nellacriptadellaChiesa Madredove, sfruttando il gioco delle correnti d'aria, avveniva la naturale essiccazione delcadavere.

Infine, la mummia veniva elegantemente vestita e si procedeva a traslarla solennemente nel sito in questione. Il procedimento di mummificazione veniva effettuato direttamente dai frati Cappuccini ed era abbastanza costoso.

Tra i numerosi personaggi imbalsamati, si ricordano ancora: il notar Pietro Salvadore (1708-1776), l'abate Antonino Garufi (1775-1842), sacerdote ed erudito poeta e letterato, frate Bernardo da Limina (1693-1777), il barone Altadonna (+1855?), il dott. Francesco Trimarchi-Prestipino (1780-1831) illustre medico e fisico.

Il notaio e sindaco di Savoca Luigi Trischitta-Trimarchi (1784-1858); il barone Paolo Cacopardo (+1860?), l'arciprete don Giuseppe Nicòtina senior (1714-1795), il sac. Marcello Procopio (1773-1844) ed il fratello di questi sac. Nicola Procopio (1754-1834);il Giudice Marco Fleres-Trischitta(1800-1852), ilnotaio Vincenzo Crisafulli-Nicotina(1794-1868), padre degli accademici sac. Giuseppe e prof.Michele Crisafulli Trimarchi.

L'avv. Vincenzo Trischitta-Nicòtina(1818-1862), misteriosamente assassinato; il marchese Nicolò Toscano della Zecca (+1790ca) e l'avv. Antonino Scarcella-Prestipino (+1871); infine, racchiusa in una bara e quindi invisibile al pubblico, anche una nobildonna: Francesca Trimarchi-Prestipino (1792-1865), moglie del succitato notaio Vincenzo Crisafulli.

I corpi sono rivestiti con eleganti abiti d'epoca e danno mostra di sé nelle nicchie e nelle bare in cui sono racchiusi.

Purtroppo, nel1985, molte delle mummie esposte nella cripta sono state oggetto di un grave atto teppistico; uno squilibrato, penetrato furtivamente e nottetempo nella necropoli sotterranea, le ha imbrattate con della vernice verde.

Pochissime le salme che sono state risparmiate. A tutt'oggi, dopo più di 25 anni è quasi concluso l'intervento conservativo di dette mummie.

Festa Patronale:

La Festa di Santa Lucia

Il culto diSanta LuciaVergine e Martire Siracusana venne introdotto in Savoca dai padri Domenicani verso la metà del Quattrocento. Santa Lucia divenne la Patrona di Savoca.

La festa si svolge ogni anno, la seconda domenica di agosto, e rientra tra gli eventi più significativi che si tramandano inSicilia.

La festa ebbe origine tra il XVII ed il XVIII secolo ed è organizzata dall'anticaConfraternitadi Santa Lucia (fondata nel 1600) seguendo lo statuto, tuttora vigente, risalente al1831.

La singolare processione è una rappresentazione scenica delMartiriodi Santa Lucia, che coinvolge l'intero paese.

La "Santa" impersonata da una bambina savocese, portata a spalla da un paesano, percorre il paese, e forte della sua fede resta immobile per tutta la durata della processione, anche quando i soldati romani, chiamati Giudei, provano a trascinarla con i buoi tirando e ondeggiando la fune alla quale è legata.

L'altro personaggio che tenta continuamente Lucia èu Diavulazzu, detto altresìu virseriu, con la sua terrificante maschera lignea seicentesca ea furcedda.

La presenza dei buoi dimostra l'origine spagnola della festa, infatti questi, alla fine della rappresentazione, come in unacorrida, vengono fatti scappare di corsa per i vicoli del paese.

La secolare festa di Santa Lucia, ancora oggi, richiama a Savoca migliaia di turisti provenienti da ogni parte del mondo

 

Centri culturali:

 si trova in via San Michele, vicino all'omonima chiesa.

  1. Nel1984, nel palazzo municipale, fu allestita una mostra permanente sulla civiltà contadina ed il 4 agosto2001è stato inaugurato l'odierno museo.

La struttura è ubicata nel centro storico di Savoca, sul sito ove sorgevano (fino al1997) i ruderi del sontuoso palazzo rinascimentale dellaFamiglia Trischitta.

Il museo consta di due piani e comprende anche un'area esterna molto panoramica.

Al museo è annesso l'auditorium comunale, utilizzato, per conferenze, convegni e momenti culturali. Al primo piano, sono riprodotti alcuni cicli del mondo contadino (panificazione, unità di misura, il boscaiolo, il pastore, la filanda, ecc.).

I reperti e l'utensileria, sono esposti su contenitori di legno, correlati di scheda tecnica; inoltre sono stati trascritti, inlingua siciliana, i proverbi e le poesie popolari riguardanti la cultura orale locale.

È altresì possibile ascoltare testimonianze e canzoni locali che si usavano cantare durante i lavori agricoli e la notte di San Giovanni, registrate parecchi decenni fa nel vecchioCircondario di Savoca.

Al secondo piano del museo, viene proposta la storia locale a partire dal Medioevo con l'esposizione di preziosi manoscritti, ritratti, costumi, mappe e stemmi araldici. Una sezione tratta le famiglie notabili di Savoca.

Nel mese di ottobre 2013, il museo di Savoca è stato inserito nel registro del patrimonio immateriale della Sicilia. Direttore del museo è lo storico locale e funzionario comunale Santo Lombardo.

 

Eventi Culturali:

La Passione di Cristo, la rappresentazione scenica dellaPassione,MorteeResurrezionediGesù Cristo, si tiene ogni anno nel giorno dellaDomenica delle Palmee poi il giorno diPasqua.

Si tratta di una tradizione recente, la prima edizione risale al2005, tuttavia coinvolge decine di figuranti ed attira in paese centinaia di spettatori, provenienti da ogni parte.

Suggestivo scenario della Passione è il centro storico medioevale di Savoca, con i suoi stretti vicoli ed i panorami mozzafiato.

La prima scena si svolge nella centralissima piazza Fossìa, ove si rappresentano l'ingresso diGesùinGerusalemme tra le folle osannanti, laLavanda dei piedie l'Ultima Cena.

Poi il corteo si sposta presso un piccolo ulivetoaccanto laChiesa di San Michele, ove si inscenano il tradimento diGiuda Iscariotae l'arresto di Gesùnell'Orto degli ulivi.

Subito dopo, nella piazzetta antistante laChiesa di San Nicolò, si rappresenta il Processo di Gesù davanti ai Sommi Sacerdoti ed alSinedrio.

Seguono, il suicidio di Giuda Iscariota, e, dinnanzi laChiesa di Santa Maria in Cielo Assunta, la condanna alla crocifissione emessa daPonzio Pilatoe l'Ecce Homo. Infine, fatto ciò, ha luogo laVia Dolorosa, nel quartiere San Giovanni, segue laCrocifissione di Gesùsul colle Calvario. Ultima toccante scena, la Resurrezione di Cristo, sempre sul colle savocese del Calvario.

 

Eventi Gastronomici:

 

Curiosità:

Questo piccolo borgo ottiene notorietà con il film "Il padrino" del1972diFrancis Ford Coppola(ancora oggi è presente il piccolo bar dove il personaggio interpretato daAl Pacinoincontra il padre della futura sposa).

Nell'agosto1970, qui e nel vicino paese diForza d'Agrò, vennero girate gran parte delle scene "siciliane".

Nella primavera del2007, il borgo medievale di Savoca è stato scelto come set per la realizzazione della fiction televisiva "La vita rubata" prodotta dallaRAI.

Tra storia e leggenda

La Maschera du Diavulazzu - In occasione della rappresentazione del Martirio diSanta Lucia, come già detto, parte fondamentale rivesteu Diavulazzu, il quale indossa un'antica e terrificante maschera di legno.

Ora, questa maschera, secondo la leggenda, venne intagliata da un pastore savocese verso il XVI secolo.

Il diavolo in persona apparve al pastore dicendo: "veru eti ca iò sugnu lariu, ma tu troppu lariu mi facisti!" (è vero che io sono brutto, ma tu fin troppo brutto mi hai riprodotto!). Il povero pastore, a causa della paura, morì.

L'assedio saraceno- Verso il1300, iCorsari barbareschicinsero d'assedio Savoca, tutti gli abitanti riuscirono appena in tempo a mettersi in salvo dentro la cinta muraria. Tuttavia i savocesi furono presi alla sprovvista, non avendo avuto il tempo di preparare una valida difesa contro gli assedianti.

Non avendo armi a sufficienza, cominciarono a scagliare, a mo' di pietre, dalCastello di Pentefure dalle mura, contro i saraceni, delle grosse forme di duro formaggiomaiorchinoche erano custodite nei magazzini per le provviste.

Gli assedianti saraceni esclamarono: "questa città è floridissima! Se ci scagliano contro grosse pezze di formaggio, di sicuro gli abitanti saranno armati fino ai denti!". Reputando che la battaglia sarebbe stata lunga, sanguinosa e sicuramente infruttuosa, i saraceni tolsero subito l'assedio e, precipitandosi verso la spiaggia presero il largo con le navi da cui poco prima erano sbarcati.

 

Le due chiese- Verso la fine delXV secolo, si procedeva al restauro di due importanti chiese del paese: lachiesa di Santa Maria in Cielo Assunta(oggi chiesa Madre) e lachiesa di San Nicolò(oggi detta di Santa Lucia).

I lavori erano condotti dai due fratelli Trimarchi, abili capomastri del luogo.

Il primo, di nome Pietro si occupava dell'odierna chiesa Madre, il secondo, di cui si ignora il nome, restaurava l'altra.

La chiesa che fosse stata ultimata per prima, avrebbe avuto il titolo diCattedrale.

Il Trimarchi, che restaurava la chiesa di San Nicolò, era in largo vantaggio sul fratello, poiché, essendosonnambulo, lavorava pure la notte senza rendersene conto. Ma il poveretto, una notte, venne seguito dalla moglie curiosa, la quale involontariamente svegliò di soprassalto il marito intento a lavorare sul tetto.

Questo cadde, morendo sul colpo. Quindi Pietro Trimarchi, dopo aver ultimato i lavori di sua spettanza, completò pure quelli che lo sfortunato fratello aveva lasciato interrotti.

Don Pietro divenne ricchissimo tanto che la famiglia Trimarchirimase per secoli tra le più potenti e facoltose di Savoca.

Il furto ai Forzesi- Una mattina di un anno impecisato della fine del Quattrocento, iforzesi portavano in processione, dalla contrada Casale al paese di Forza, la statua (o la tela) diSan Michele Arcangelo, alcuni savocesi armati di bastoni li assalirono e, sottratta la sacra immagine, la portarono al sicuro nell'alto di Savoca, collocandola nell'omonima chiesa.

Questo episodio fu solo il primo di una lunga serie di ritorsioni, spesso cruente. L'Archimandrita, irritato dagli scontri continui, ordinò ai contendenti di arrivare alla pace.

I notabili savocesi, allora, invitarono a Savoca i loro pari forzesi, per un grande banchetto pacificatore, i forzesi accettarono l'invito e intervennero gioiosi.

Ma, fu qui che i savocesi servirono l'ennesima beffa! I servitori avevano l'ordine di servire ai savocesi carne diagnelloed ai forzesi carne dicane. I forzesi non capirono l'inganno, mangiando di gusto la carne servita. I savocesi svelarono la burla solo quando i forzesi erano già usciti dalle porte di Savoca per tornare alle proprie case aForza d'Agrò.

Ancora oggi i savocesi apostrofano spregevolmente i forzesi con il titolo dimancia cagnola, (mangiatori di cani), Mentre i forzesi accusano i savocesi di essere falsi, ruffiani ed infingardi.

 

Mercati e mostre:

 

Risorse:

La sua fortuna si basava fino al XIII sec sull'industria serica e sulla lavorazione della lana. Vi sorgevano numerosi opifici e filande e ancora oggi, nei numerosi ruderi, si scorgono qua e là resti di antichi telai che servivano per la tessitura.

Notevole fu la coltivazione dei gelsi e di bachi da seta.

Di alta qualità e molto vari nei gusti e nella gradazione furono anche i vini della campagna savocese che venivano anche esportati.

Nel periodo 1820-1830 nel comune di Savoca, che comprendeva anche l'odierno territorio di S. Teresa di Riva e Furci Siculo, si esercitavano ben 25 mestieri tra i quali: tintore, murifabbro, mulattiere, mugnaio, ferraio, calzolaio, bracciale, bottaio, aromatorio.

Nello stesso periodo esistevano anche professioni femminili quali bracciale, filandaia, lavatrice e tessitrice.

Allo stato attuale non esiste soltanto forme di lavorazione artigianale come restauro di mobili e quadri antichi, lavorazione artigianale del marmo, costruzione di barche ed altri oggetti in legno.

Molti vecchi savocesi, inoltre, costruiscono ancora, secondo un'arte antichissima che tende ormai a scomparire, cesti, panieri, canestri ed altri prodotti simili incrociando canne opportunamente tagliate e sagomate con verghe d'ulivo o di castagno. Fonte di reddito è anche l'agricoltura e l'allevamento di ovini.

Di notevole interesse e prospettive lo sviluppo del turismo.

 

Numeri Utili:

Ufficio Turistico: Tel. 0942.761125 - Fax 0942.761014 -  e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Guardia Medica(notturna e festiva) Tel. 0942 761124

 

Siti nel Comune:

http://turismo.comune.savoca.me.it/hometurismo.htm

http://conventosavoca.altervista.org/pagina-195279.html

http://www.agriturismosannicola.net/

http://www.myhost3.com/host/ristorantedelparco/index.htm

Impianti sportivi:

Centro sportivo polifunzionale "Cittá di Savoca" sorge in un´area compresa tra la frazione Rina e San Francesco di Paola e consta di:

Pista di atletica leggera;

Pedana di salto in alto;

Pedana di salto in lungo;

Pedana di lancio del peso;

Campo da tennis;

Spazio attrezzato per attività ludiche.

La struttura è fruibile dal 2003 ed ha ospitato numerose gare sportive (gare di atletica provinciali, miniolimpiadi scolastiche ecc.).

La struttura è fruibile tutti i giorni in orario pomeridiano (orari e prenotazioni presso comune di Savoca 0942/761006-07).

 Eventi sportivi:

Periodo estivo, "Palio dei quartieri", Torneo di tennis "Cittá di Savoca"

 Strutture Ricettive:

Ristorante pizzeria "La Pineta"

Via Pineta,3

Tel. 0942 761094

Ristorante pizzeria del Parco

Via Provinciale,19

Tel. 0942 761067

Ristorante Pentefur

Via San Rocco, Savoca

Tel. 0942 761234

Ristorante pizzeria "Valle D'Agrò"

Rina

Tel. 0942 751296

Paninoteca "Il Sambuco"

Via Pineta

Tel. 388 6065736

Agriturismo "San Nicola"

Via Pineta

Tel. 0942 756916

Agriturismo "Maria Teresa Rizzo"

Via Pineta

Tel. 0942 751296

Borgo San Rocco ResortHotel                                                        Tel. 0942 761234

 Illustri:

Pietro Trimarchi, (XV-XVI sec.). Architetto e costruttore savocese.

Domenico Casablanca, (1495ca-1564). Religioso dell'Ordine dei Predicatori, fuVescovo di Vico Equensetra il1558ed il1564.

Santoro Crisafulli, (1570ca-1636). Giurista e magistrato, Giudice e Luogotenente delloStrategoto di Messinatra il1598ed il1632. Morì nel1636.

Filippo Giannetto, (1630-1702), Pittore paesaggista. Marito della pittriceFlavia Durand. Operò a Messina, Palermo e Napoli.

Filippo Fleres, (1686-1760ca), Giurista e magistrato. Presidente del Tribunale del Concistoro nel1744.

Vincenzo Giannetto, (secolo XVIII), Sacerdote e filantropo, nel1758istituì, pertestamento, unMonte frumentarioa Savoca.

Padre Placido da Savoca, (1690-1754), Al secolo Antonio Prestipino, predicatore dell'Ordine dei Cappuccini, morto in odore di Santità

Frate Bernardo da Limina, (1693-1777), frate cappuccino, alla sua intercessione sono attribuiti alcuni prodigi.

Vincenzo Cardile, (1761-1837), Sacerdote, poeta e dotto letterato nacque in Savoca e visse inPalermo.

Onofrio Prestipino, (1768-1855), giurista, uomo politico e possidente. Più volte Sindaco di Savoca tra il 1832 ed il 1847.

Vincenzo Maria Trischitta, (1772-1852), nobile filantropo, nel1838istituì, con donazione, unMonte frumentarioa Savoca.

Antonino Garufi, (1775-1842), Abate, intellettuale, letterato e poeta epigrafista inlingua latina. Docente di Lingua italiana presso il seminario di Messina.

Domenico Scarcella (1779-1850), avvocato, Primo Sindaco dopo l'abolizione delfeudalesimo.

Vincenzo Pugliatti (n.1785-m.?), Sacerdote e filosofo.

Carmelo Pugliatti(1789-1854), Medico e Accademico, prof. ordinario della Facoltà di Medicina, fu Pro-rettore dell'Università degli Studi di Messina.

Antonio Russo Gatto, (1808-1868), imprenditore industriale e membro delDecurionatodi Savoca.

Santi Scarcella, (1817-1878), Medico e scienziato, dal1854, succedendo adAnastasio Cocco, ricoprì la cattedra diFarmacologiapresso l'Università degli Studi di Messina.

Giuseppe Crisafulli Trimarchi, (1818-1887) sacerdote e filosofo, Preside della Facoltà di Lettere dell'Università di Messina, fu altresì precettore diTommaso Cannizzaro.

Michele Crisafulli Trimarchi, (1826-1903), fratello del precedente. Medico ed accademico; Preside della Facoltà di Medicina presso l'Università di Messina

Rosario Pugliatti, (1853-1898), medico ginecologo ed accademico.

Giuseppe Trischitta, (1855-1931), lessicografo, storico e poeta; nel 1918 stilòCenni storici su Savoca.

Ugo Fleres, (1858-1939) letterato, poeta, scrittore e giornalista.

Michele Crisafulli Mondìo, (1881-1943) uomo politico e possidente.

Padre Giampietro Rigano (1881-1950)

È grazie alle ricerche ed agli scritti di p. Giampietro da Santa Teresa che veniamo a sapere di molte notizie inedite sull'antica città di Savoca.

Per tale motivo appare utile fornire alcune notizie biografiche su questo religioso e storico locale. Padre Giampietro, al secoloGiuseppe Rìgano, nacque aSanta Teresa di Rivail 21 marzo1881.

I genitori, Carmelo Rìgano ed Angela Irrera erano entrambi agricoltori, Giuseppe era il primo di otto figli. Condusse i primi studi a Savoca (proprio presso il convento dei Cappuccini) e il 12 maggio 1898 intraprese il noviziato nel Convento di San Marco d'Alunzio.

 Nel 1902 vestì l'abito Cappuccino e il 27 settembre 1903 venne ordinato sacerdote a Palermo. Tra le sue principali occupazioni si annovera la cura dei malati: fu, per tanti anni, Cappellano dell'Ospedale "Piemonte" di Messina. Nel corso della sua esistenza, dedicata all’amore del prossimo, trovò anche il tempo di dedicarsi alla ricerca di notizie storiche sulla sua terra, rivelando spiccate doti di erudito e di storico-archivista. Tra i suoi scritti si annoverano:

Raccolta di notizie sulla Santa Religione Cattolica e su altri avvenimenti in Santa Teresa di Riva e suoi dintorni (1936);

Tradizioni e credenze nella Sicilia Nord Orientale (1938);

numerose altre sue opere storiche sono ancora inedite e vengono custodite dagli eredi. Morì a Messina il 7 febbraio 1950 e riposa nel cimitero di Santa Teresa di Riva.

 Nel 2012, la sua città natale gli ha intitolato solennemente una via del centro storico.

Antonino Toscano (1884-1957), medico chirurgo.

Vincenzo Salvadore (1891-1974), ingegnere, uomo politico e imprenditore, podestà diMessina (1928-1933) e funzionario apicale nel ministero dei Lavori Pubblici (1933-1938).

Rosario Cacopardo, (1903-1953) avvocato e uomo politico.

Vincenzo Michele Trimarchi, (1914-2007) giurista e uomo politico.

Santi Muscolino, (1916-1983), educatore, uomo politico e storico locale, sindaco di Savoca dal1966al1970.

Leonardo Sciascia, (1921-1989), Scrittore e giornalista.

Domenico Cacopardo, (1936),Scrittore originario di Savoca, nelle sue opere abbondano i riferimenti a Savoca ed alla Valle d'Agrò.

 Suor Maria Alfonsa Bruno, (1937-1994),Serva di Dio, visse a Savoca un felice periodo della sua giovinezza.

Antonino Ucchino, (1953), pittore e scultore operante a Savoca.

Antonino Bartolotta (1970), uomo politico, Sindaco di Savoca (2002-2012); è Ass.Regionalealle infrastrutture ed ai trasporti in Sicilia.

Come si arriva:

In auto

Savoca è facilmente raggiungibile dall'Aeroporto di Catania via Autostrada A18 Catania-Messina, con uscita allo svincolo di Taormina Nord; oppure da Messina, via Autostrada A18 per Catania, con uscita al casello di Roccalumera. Da qui occorre proseguire per l'abitato di S. Teresa di Riva percorrendo la ss 114, bivio per Savoca.

Collegamenti bus

S. Teresa di Riva  -  Savoca e vice-versa con le Autolinee Jonica Trasporti

 Cenni storici:

Le origini

Su un colle bivertice, a 300 metri sul livello del mare, sorge il vetusto paese di Savoca, "Terra ferace di gagliardi ingegni".

Il paese, geograficamente, è racchiuso fra i torrenti Savoca e Agrò ai cui margini sorgono dei terreni pianeggianti. Sul resto del territorio predomina il paesaggio tipico di collina con terreni terrazzati e digradanti.

L'ipotesi più accreditata è quella che, etimologicamente, il nome di Savoca derivi dalla pianta di Sambuco (in dialetto savucu), ma esistono altre ipotesi che ne danno un alone di mistero.

Alcune fonti riportano che Savoca fu fondata da Ruggero II, intorno all'anno 1134, con il titolo di Baronia della quale fu designato Signore l'Archimandrita, pro tempore, del Monastero del SS. Salvadore di Messina.

L'archimandrita, in Savoca, teneva una propria residenza estiva. Molto prima dell'anno Mille, si crede, i luoghi erano abitati dai "Pentefur", una comunità d'incerta origine che si stanziò nel quartiere che ancora conserva tale nome.

All’origine la terra di Savoca si sviluppò, urbanisticamente, intorno alla "Rocca di Pentefur" alla cui sommità, al tempo dominazione araba, fu costruito un castello ancora oggi chiamato impropriamente "Castello saraceno".

Il castello alla fine del Trecento aveva una importanza strategica rilevante.

Nel medioevo Savoca era una città a tutti gli effetti, con castello, ampia cinta muraria, uffici amministrativi e giudiziari e due porte di delimitazione delle quali, quella d'ingresso, ancora oggi è esistente.

Fuori delle mura si sviluppò, nel tardo Quattrocento, il Borgo contraddistinto dalla presenza di una edilizia privata graziosa, in parte ancora conservata.

Il territorio soggetto alla terra di Savoca, vasto e fertile, rinomato per la produzione del vino e della seta, comprendeva i casali di Antillo, Missario, Casalvecchio, Pagliara, Locadi, Palme, nonché la "marina di Savoca" (l'odierno territorio di S. Teresa di Riva, di Furci e di parte di Roccalumera).

Nel XVI sec., Savoca, con i suoi 4469 abitanti, era uno dei paesi più popolati del distretto di Messina.

Gli edifici degli abitanti, alcuni dei quali di notevole valore architettonico, "presentavano leggiadria".

Nei secoli XIV e XV furono costruite molte Chiese, fra le quali quella monumentale di Santa Lucia crollata nel 1880 in seguito ad una frana, insieme all'annesso convento dei RR.PP. Domenicani, sorto nel 1465.

Furono proprio i Domenicani ad introdurre in Savoca il culto di Santa Lucia. Molte famiglie nobili abitavano a Savoca nel periodo medievale e rinascimentale. Esisteva fino al 1492 una comunità ebraica, composta da circa 200 persone, che aveva una propria sinagoga "nel centro e nel migliore luogo".

Tutti i popoli che dominarono in Sicilia lasciarono negli usi, nella toponomastica e nell'architettura, delle influenze in Savoca, ancora oggi oggettivamente riscontrabili.

La terra di Savoca partecipò sempre da protagonista agli avvenimenti di portata storica che interessarono la città di Messina. Viene orgogliosamente ricordato dagli storici locali "L'atto di capitolazione della terra di Savoca dinanzi alle armi francesi" stipulato, mentre era in corso la ribellione di Messina contro la Spagna, il 3 Novembre 1676 innanzi La Scaletta, da 16 notabili Savocesi, con il Duca di Vivonne, in rappresentanza di Sua Maestà Luigi XIV. Alla fine del XVIII sec. il paese di Savoca era già in declino, il quale si accentuò, poco prima dell'unità d'Italia, con lo " scivolamento" della popolazione e delle istituzioni verso valle.

Nel 1948 Savoca riacquistò la sua autonomia da S. Teresa di Riva, persa nel periodo fascista.

Oggi si notano, chiari, i segni della ripresa; la storia, il paesaggio dalle "sette facce", la realtà monumentale, le leggende e le tradizioni popolari, che ancora si possono apprendere dalla viva voce delle persone anziane, costituiscono un unicum irripetibile che fa di Savoca, dove ogni pietra pare che racconti una storia, una delle mete più ambite del turismo culturale siciliano.

 Storia di Savoca su Ceramiche Artistiche

All'ingresso del paese, su pannelli in ceramica artistica lavorata a bassorilievo, i compianti artisti messinesi Salvatore e Giuseppe Zona, nel 1989, hanno trasposto con mirabile maestria la storia, l'arte e le tradizioni di Savoca.

I pannelli "incorniciati" da mattoni hanno i seguenti temi:

Stemma con mappa guida della città di Savoca;

Arrivo dei cavalieri normanni a Savoca;

Fasi della costruzione della fortezza Pentefur;

Elementi architettonici: finestra Bifora e interno della chiesa Madre, stemma araldico della famiglia Trimarchi;

Maschera del "Diavulazzu", prospetto della chiesa madre;

Raffigurazione della festa patronale di S. Lucia: con in primo piano, "U Diavulazzu".
Ad essa assistono, identificabili con le loro iniziali, il premio nobel Salvatore Quasimodo, il poeta dialettale Vann´Anto, il giurista Salvatore Pugliatti e Antonio Saitta, tutti facenti parte della nota "Accademia della Scocca".

Fra la folla si notano gli stessi artisti Giuseppe Salvatore e Zona (con le caratteristiche pipe).

La scena è tratta da un episodio vero;

Iconografia sacra;

Via Crucis savocese;

Attrezzi agricoli e "pisatura" del frumento nell´aia;

Il lavoro in un´antica filanda;

Il baco da seta;

Ritualità intorno alla chiesa di S. Michele;

Il ciclo del vino.

I pannelli fanno da cornice a strutture comunali adibite ad esposizioni commerciali.

Fonte: http://turismo.comune.savoca.me.it/hometurismo.htm

Etimologia (origine del nome)

Probabilmente deriva dal nome greco di pianta sabouka, ossia sambuchi

Il Comune di Savoca fa parte di:

Regione Agraria n. 6 - Montagna litoranea dei Peloritani

Borghi più belli d’Italia

Unione dei comuni delle valli Joniche dei Peloritani

 

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