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Mercoledì 24 Aprile 2024

Nizza di Sicilia

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COMUNE DI NIZZA DI SICILIA

 

Indirizzo: Via Umberto I, 376, - 98026 Nizza di Sicilia (ME)

Telefono centralino: 0942.71001- Fax Municipio:09427100330

Stato: Italia

Regione: Sicilia

Provincia: Messina

Zona: Italia Insulare

Latitudine: 37° 59′ 0′′ N

Longitudine: 15° 24′ 0′′ E

Altitudine: 9 m s.l.m.

Superficie: m². 4.020.430

Perimetro comunale: m. 9.434

Comuni limitrofi: Alì Terme, Fiumedinisi, Mandanici, Roccalumera

 

Frazioni:

 

Abitanti: 3.764 (30-11-2011)

Densità: 289,54 ab./km²

Nome di Abitanti:Nizzardi

 

Sito Internet:  http://www.comune.nizzadisicilia.me.it/

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Codice Fiscale: 00330820838

Codice Istat: 083061

Codice Catasto: F901 

 

Santo Patrono: San Giuseppe

Giorno festivo: 19 Marzo

Stemma:

Gonfalone:

Caratteristiche Stemma:

Decreto:

Presidente della Repubblica n. 12002 in data 17 Novembre 1992.

 

Da vedere:

Resti delCastello d’Alcontres:costruito tra il 1583 e il 1627, fu occupato dai messinesi il 7 agosto 1674, durante la rivolta di Messina, nella quale si contrapposero le fazioni dei Merli e dei Malvizzi, e riconquistato da don Luigi Moncada, nobile fiumedinisano, con l’aiuto dei suoi compaesani e degli spagnoli. Il 28 agosto 1718 fu presidiato da un distaccamento spagnolo con sette cannoni, che doveva difendere l’allora Marina di Roccalumera dalle navi savoiarde.

Nel corso degli anni fu abbattuta la sua torre quadrata (maggio 1973), che portò alla luce numerose “quartare” murate nel sottoscala, e il baluardo lato Catania; fu restaurato nella sua parte centrale nel 1989 con trasformazione della via castello d’Alcontres in scalinata e con la costruzione di una fioriera oltre al rifacimento del balcone e dei mascheroni delle mensole.

Nel 1999 fu iniziata all’interno dei suoi muri perimetrali la costruzione di un palazzo in cemento armato.

 

Chiesa S. Giuseppe:sorse come cappella privata dei Principi d’Alcontres.

Francesco Romeo in un suo manoscritto del 12 ottobre 1942 scrive di ricordare lo stemma dei d’Alcontres sull’arco maggiore di essa e la tribuna esistente presso l’altare maggiore in diretta comunicazione con l’abitazione del principe.

Fu eretta a cappellania curata con giurisdizione limitata e alle dipendenze dell’Arcipretura di Allume. Danneggiata gravemente dal terremoto del 1908, fu riedificata dall’Arcivescovo di Messina Angelo Pajno.

Divenne parrocchia il 26 luglio 1921, mentre ancora era inagibile (i lavori di ricostruzione vennero infatti iniziati il 12 marzo 1925).

 

Chiesa S. Giovanni Battista:eretta nel XVII secolo, dopo la formazione delle due Marine di Roccalumera e di Fiumedinisi, per il solo uso degli abitanti della Marina di Fiumedinisi; in essa sono custoditi un dipinto raffigurante S. Giovanni, realizzato dal pittore Giuseppe Bonsignore nel 1843, una statua di legno dello stesso Santo, una tavola raffigurante la Madonna con i SS. Pietro e Paolo datata 1587, una tela raffigurante il Cristo in Croce e un’altra raffigurante la Madonna, un fonte battesimale marmoreo sul cui basamento è scritto “Pietro Gambaroto, tesorero, 1720, una mezza epigrafe su lastra di marmo che fa riferimento alla marina di Fiumedinisi, appesa in sacrestia, la tomba della famiglia De Gregorio;

In essa ogni anno (24 giugno) si celebra la festa di S. Giovanni con la tradizionale fiera omonima del 22 giugno. Un’altra festa é quella dell’Immacolata che ricorre l’8 dicembre e che si conclude con la rappresentazione di “u Sciccareddu sarbaggiu” davanti alla chiesa.

Questa festa viene riproposta con cadenza quinquennale (2002-2007-2012) ad agosto con la caratteristica passeggiata a mare. All’Immacolata è dedicato un canto dialettale.

 

Chiesa S. Francesco di Paola:Sorse nel 1733 come cappella del convento dei frati Paolotti e grazie alla munificenza del Principe D’Alcontres (fino al terremoto del 1908 pare esistesse sulla porta della chiesa lo stemma dei D’Alcontres).

Nel 1866 con la legge n. 3036 dell’8 luglio anche la corporazione religiosa dei Paolotti venne soppressa, quindi il convento insieme alla chiesetta divenne proprietà dello stato italiano.

Il comune di Nizza, che elesse a sede municipale proprio il convento, gestì la chiesa, la arredò e vi fece celebrare la messa da un religioso. In ottemperanza ai Patti Lateranensi del 7 giugno 1929, essa ritornò di proprietà della Chiesa.

Essa, insieme alle chiese di S. Giuseppe e di Santa Maria Assunta, fu sotto la giurisdizione dell’Arcipretura di Allume, almeno fino al 26 luglio1921, data in cui la S. Giuseppe diventò parrocchia con giurisdizione su di essa e sulla chiesa S. Giovanni.

Nella chiesa S. Francesco, esposto sull’altare maggiore, si trovava un dipinto settecentesco del Santo (posteriormente porta la data del 2 febbraio 1794), che nel 1919 fu ceduto in custodia alla Sovrintendenza ai Beni Culturali di Messina, in quanto non era ben protetto in una chiesa adibita a ricovero di truppe e animali. Il quadro ancora oggi è conservato nel Museo di Messina. Nella chiesa oggi si trova un S. Francesco dipinto dal pittore Parmigiani.

Nella nicchia sopra l’architrave del portale esisteva un S. Francesco di pietra, coevo alla chiesa e trafugato nel febbraio 1986 dopo i lavori di restauro della stessa, oggi è sostituito con un S. Francesco di argilla.

Sono introvabili altri due dipinti: una tela di metà Settecento raffigurante i SS. Pietro e Paolo e un’altra del 1814 dipinta da Nicolò Mazzagatti raffigurante il Cristo morto con la Maddalena che gli bacia la mano.

 

Chiesa di santa Maria Assunta:eretta nel 1892 per volontà degli abitanti del quartiere Ladro-Casapinta e grazie al loro contributo in denaro e al loro lavoro prestato gratuitamente, fu chiesa minore alle dipendenze dell’Arcipretura di Allume, fino alla sua erezione a parrocchia avvenuta il 25 marzo 1943.

Essendo poco capiente, essa fu abbandonata e sostituita con una più grande costruita nel terreno antistante (29 giugno 1957).

Questa però mostrò ben presto difetti di stabilità, per cui venne demolita e ricostruita e inaugurata nel luglio del 1983.

 

Monumento ai caduti, opera dello scultore Giuseppe Ucchino.

 

Busto del Col. Giovanni Interdonato, opera dello scultore Alfio Busà.

 

Busto dell’avv. Francesco Felice Romeo, opera dello scultore Enzo Florio

 

Festa Patronale:

 

Eventi Culturali:.

Estate Nizzarda

Eventi Gastronomici:

Eventi sportivi:

Curiosità:

Mercati e mostre:

Mercato Rionale, per due mercoledì d’ogni mese, su lungomare, con una ampia scelta di articoli.

Mostre di pittura, occasionalmente

Risorse:

L'economia del paese è basata principalmente sulla agricoltura, sulla pesca e su attività terziarie.

Di notevole interesse la coltivazione del limone Interdonato.

La storia del limone Interdonato risale a quando il colonnello garibaldino Giovanni Interdonato, che nasce a Nizza di Sicilia e ne fù anche Sindaco, in una sua proprietà si adoperò per diffonderlo e valorizzarlo.

Il limone Interdonato nasce dall'incrocio tra un cedro e l’ariddaru, un limone locale.

Dopo aver sezionato una gemma per ciascuno dei due agrumi, furono unite e innestate.

Nasce così il limone Interdonato, di dimensioni medio-grandi, molto simile al cedro, di sapore delicato e poco acidulo, con una buccia a grana finissima, non comune nei limoni siciliani, da questo ultimo fattore prese il nome di “frutto fino”.

La scorza risulta essere molto dolce.

Ben presto le valli del fiume Nisi furono ricoperte di limoneti coltivati sui terrazzamenti in pietra a secco.

Già maturo dalla fine di settembre, per un mese circa è l’unico limone sul mercato.

Fino al secondo dopoguerra il mercato del limone Interdonato era principalmente l’Inghilterra, molto apprezzato quale limone da tè per la sua dolcezza e l’aroma poco invadente.

Peculiarità del limone Interdonato sono la precocità di maturazione, settembre - dicembre , che ne consente la collocazione in un periodo di elevata domanda di mercato e le particolari caratteristiche merceologiche che lo rendono particolarmente appetibile per il consumo allo stato fresco.

È ottimo in insalata condito con olio, aceto e sale o con lo zucchero, cospargendo gli spicchi di limone con una spolverata di zucchero.

Per tutelare e valorizzare la tipicità e identità territoriale del limone Interdonato, secondo il marchio Indicazione Geografica Protetta (IGP), il 25 Luglio 2002 viene istituito il Consorzio di Tutela del Limone Interdonato di Sicilia in Nizza di Sicilia.

 

Centri culturali:

Biblioteca comunale

Museo Comunale

Galleria Comunale

Museo di scienze naturali

Auditorium

Teatro Chiesa SS. Assunta

Numeri Utili:

Farmacia Zahami Arena & C. Snc Via Umberto I, 309 Telefono: 0942-716161;

Siti nel Comune:

www.mediterraneacalcio.it

www.alfiobusa.it

www.nizzainmovimento.it

www.digitaloffice.it

Impianti sportivi:

Campo di calcio

Campo di tennis

Piscina

Palestra

Campo di Tiro a volo

Strutture Ricettive:

Motel Nizza - HotelVia Umberto I 138  - Nizza di Sicilia (ME) - Tel.: 0942 715070

A Casa Pinta - Trattoria, Pizzeria, Ristorante - Via Vittorio Veneto, 50 - Nizza di Sicilia

Come si arriva:

Per chi viene in Autostrada ME-CT Uscita svincolo di Roccalumera, poi proseguire sul lungomare o SS. 114 verso Messina

Personaggi Illustri:

Il colonnello Giovanni Interdonato, al quale Nizza nel 1949 ha dedicato la piazza che prende il suo nome e nel 1998 un busto in bronzo realizzato dallo scultore Alfio Busà, è senza dubbio il personaggio storico più interessante di questo comune. Nacque nel 1813 da Paolo, possidente, e da Angela Coglitore nella casa di fronte al convento dei Padri Francescani Paolotti, che sorgeva sulla strada Provinciale (oggi via Umberto I) della antica Marina di Roccalumera. Partecipò ai moti rivoluzionari del 1848/49 con il grado di colonnello.

Dopo la riconquista della Sicilia da parte dei borboni fuggì a Malta insieme al fratello Stefano e ad altri patrioti. La notte fra il 19 e il 20 maggio 1854 lasciò quell'isola insieme a Giuseppe Scarperia e il 24 sbarcò in Sicilia a Mena (territorio di Alì).

Si nascose nella casa del padre, quattro giorni dopo la casa fu circondata dalla polizia borbonica, ma egli sfuggì all'arresto grazie all'intervento del diciassettenne marchesino Pietro Mauro.

L'Interdonato insieme allo Scarperia e al Mauro si ritrovarono in collina nel bosco di Roccalumera, dove decisero di separarsi.

Il Mauro fu arrestato subito dopo, mentre tentava di raggiungere Fondachello, gli altri due invece si nascosero nel bosco di Tremonti in territorio di Aci-Reale e dopo alcuni giorni si arresero alla polizia borbonica.

I tre furono rinchiusi nella Cittadella di Messina e furono condannati dalla Gran Corte Criminale di quella città a trenta mesi di carcere (Interdonato e Scarperia) e a due anni (Mauro), pene da scontare a Palermo.

Dopo aver scontato la pena l'Interdonato fu inviato in esilio nell'isola di Ustica, che egli lasciò nel 1860 subito dopo lo sbarco di Garibaldi in Sicilia.

Egli partecipò quindi alla liberazione della Sicilia dai Borboni, e ritornò nel suo paese natio, dove si dedicò alla gestione del patrimonio di famiglia e rivestì la carica di sindaco dal 1877 fino alla morte, avvenuto l'8 febbraio 1889 all'età di 75 anni.

Don Gaetano Interdonato Longo (1865-1931) - Figlio del colonnello garibaldino Giovanni Interdonato e di Teresa Longo, ricoprì la carica di Sindaco del comune di Nizza di Sicilia.

Fu campione mondiale di tiro al piccione al Grand Prix di Montecarlo nel 1926, colpendo 14 piccioni su 14 e superando 170 concorrenti provenienti da tutto il mondo, tra cui il messinese D’Amico e il francese Honoré Gujot.

La cronaca ce lo presenta così: “Il suo aspetto atletico ispira il senso e il fascino della forza e attrae alla sua simpatia”.

Al suo fascino non resistette per esempio una spettatrice del Grand Prix, che al settimo piccione lasciò la tribuna per avvicinarlo e offrirgli un mazzo di rose come si usava fare ai vincitori. Al 14° piccione quella signora andò ad abbracciarlo piangendo di commozione.

La città di Montecarlo gli eresse un busto a ricordo della sua vittoria, la passione per lo sport lo portò spesso fuori di Nizza e fu la causa della sua sconfitta alle elezioni amministrative del 1914.

Per lo stesso motivo perse anche le elezioni provinciali contro l’avvocato Salvatore Isaja, e ciò ispirò una bellissima poesia dialettale al poeta nizzardo Giovanni Micalizzi.

Giuseppe Santoro (1864 - 1900), Ottavo di nove figli, nacque a Nizza di Sicilia in una casa del quartiere S. Francesco di Paola alle spalle della chiesa omonima.

Piuttosto giovane si trasferì a Messina dove lavorò come esattore presso la tipografia D’Amico, poi come “pulitor di corazze e marionettista” nell’opira di pupi del puparo don Peppino Grasso.

Si fece conoscere dal pubblico messinese improvvisando spettacoli nelle piazze e nei caffè e intrattenendo gli spettatori negli intervalli tra una rappresentazione di pupi e le successive.

Aveva una bella voce da tenore, che sfruttò agli inizi della sua carriera artistica, come corista del teatro Vittorio Emanuele e successivamente come tenore utilité nella compagnia di Raffaele Scognamiglio.

In questo ruolo riscosse un gran successo al teatro La Pergola di Firenze nella rappresentazione di “La figlia di Madame Angot”.

Ammalatosi di TBC polmonare, si limitò a recitare quasi esclusivamente nella Città dello Stretto, a Catania e a Reggio.

Il suo teatro preferito era il “Goldoni”, che sorgeva dietro la Regia Intendenza di Finanza in via Oliveto, che egli sul finire dell’Ottocento, improvvisatosi impresario teatrale, rimodernò e ribattezzò “Umberto I”.

Peppino Santoro fu uno degli ultimi rappresentanti della Commedia dell’Arte, su di lui esiste una ricca aneddotica, che ce lo tramanda burlone, ironico, sorprendente, poliedrico.

Egli si presentò spesso sulla scena nei panni di Ninu ‘u babbu , una maschera divertentissima di scemo-furbo, che gli assicurò notorietà e simpatia tra il pubblico messinese, che lo seguì nelle sue rappresentazioni con slancio e affetto fino alla fine della sua breve esistenza.

Conobbe e lavorò per pochi giorni con il comico catanese Angelo Musco.

Tore Edmondo Calabrò (1891-1964), Tore Edmondo Calabrò, scultore, pittore e ritrattista, nacque a Nizza di Sicilia, in provincia di Messina il 26 maggio 1891.

Fu nel laboratorio di lavoro della casa paterna, di fronte al grande palazzo del barone Nicotina che il giovane Salvatore, osservando il padre ed il fratello maggiore mentre scolpivano il marmo, apprese i primi rudimenti di quell’arte che da adulto gli avrebbe permesso di collocarsi tra gli artisti più famosi della provincia di Messina.

Nel vano della casa di Nizza, ingombro di arnesi di lavoro, di lastre di marmo, di schizzi, di disegni, di calchi di gesso, il giovane “Turiddu” imparò a modellare e impastare il gesso, e a ricoprire i busti essiccati per ricavarne la “forma”.

La ristrettezza mentale ed economica dei tempi e forse anche la mancanza di determinatezza personale non gli permisero di frequentare un corso di studi superiori per acquisire una cultura ampia ed eterogenea, carenza questa che egli, divenuto più grande cercherà di colmare da autodidatta.
In questo processo di recupero egli si sentirà prevalentemente attratto dagli studi scientifici (avendo a modello il grande Leonardo da Vinci) e dalle indagini storiche e letterarie; ma soprattutto dalla scoperta del vasto, affascinante arenario dell’arte figurativa.

Una svolta importante nella sua vita artistica fu assistere ai tradizionali festeggiamenti del Mezzagosto in onore della Madonna Assunta a Messina, in occasione dei quali vide avanzare i due giganti di cartapesta, Mata e Grifone.

Da quel giorno, Turiddu tra le mura della casa paterna di Nizza, non sognò altro che ritornare nella città dello stretto diventando la sua prima tappa di evasione dal paese nativo.

Vagando alla scoperta di Messina, per le cui strade sentiva spaziare il suo spirito e il suo anelito di libertà, era attratto soprattutto dalla zona del Porto.

La vista di quelle navi, di quei bastimenti mercantili accanto al molo, gli rievocava i suoi primi incantamenti al passaggio delle lontane navi sul mare di Nizza, delineate sullo sfondo dei monti azzurrini della Calabria, quando egli bambino era irresistibilmente trascinato su quella spiaggia dall’arena chiara e luminosa. 

Egli non immaginava allora che come tanti illustri artisti del passato avrebbe lasciato i segni della sua creatività, non soltanto in Italia, ma anche in Sud America, e soprattutto nella sua amata Messina.

Non immaginava che durante la sua futura vita d’ artista avrebbe creato tante opere sacre, eseguite con grande perizia in tele e affreschi nelle chiese della sua isola.

Tra queste l’opera che più contribuì a rendere nota la sua maestria professionale, fu senza dubbio la statua della Madonna delle Lettere che modellò nel 1934.

La famosa statua, alta sette metri e riprodotta in bronzo dorato, è situata sopra un alta stele, all’apice della falce del porto di Messina, nella zona del forte del San Salvatore.

Divenuta simbolo della città e della stessa Sicilia, la “Madonnina dei Messinesi” sembra salutare chi, nel lasciare l’isola le passa accanto sopra un ferry-boat o a bordo di un moderno aliscafo che attraversa lo stretto per approdare nella vicina Calabria e sembra accogliere con gioia chi giunge nella sua Sicilia e sente la nostalgia della sua terra.Morì all’età di 73 anni il 25 agosto 1964.

 

Guido Caprino, attore, consegue il diploma di odontotecnico a Messina e si trasferisce a Milano dove inizia a lavorare in campo pubblicitario come modello, e quindi a Roma per intraprendere la carriera d'attore.

Nel 1997 frequenta degli stage di recitazione tenuti da Vincent Kid, collaboratore di Stella Adler, e l'anno successivo studia canto e recitazione con insegnanti della Royal Academy di Londra.

Dopo aver girato alcuni cortometraggi e recitato in teatro, approda alla televisione e al cinema.

Nel 2002 è protagonista del corto “Deadline”, la pellicola gli dà molta visibilità, facendolo conoscere agli addetti ai lavori.

La sua prima apparizione sul grande schermo è con il film “Il regista di matrimoni (2005) .

Nel 2007 è coprotagonista, nel ruolo di Giovannino, de “I Viceré”.

In televisione debutta nel 2003 nella serie televisiva di rai 2, “Vento di Ponente”, tra gli altri lavori televisivi, ricordiamo: Matilde del 2005, l’ultima frontiera del 2006,  la serie Medicina Generale e l'episodio “Disegno di sangue” nel 2007,  “il Dottor G” nel 2008.

Inoltre è protagonista, nel film “Un amore di Gide” e nel 2009 e 2011 protagonista, con il ruolo di Luca Manara, della serie TV di Rai Uno “ il Commissario Manara, serie che ha ricevuto un buon consenso sia da parte del pubblico che della critica.

 

Cenni storici:

Origine del Territorio

 Ci sono voluti circa 200 milioni di anni perché il bacino del Mediterraneo diventasse così come è oggi.

La formazione delle Alpi e degli Appennini e della loro propaggine siciliana - che per il nostro territorio corrisponde ai monti Peloritani - avvenuta per corrugamento e quindi sollevamento della crosta terrestre; il deposito a valle dei detriti secondari alla loro erosione; le sedimentazione di soluti durante le fasi di trasgressione del mare con deposizione di strati di terreno ricchi di fossili tipici di ciascun strato e le successive regressioni marine con l'emersione di terre sommerse; l'azione alluvionale dei corsi d'acqua come i nostri torrenti Fiumedinisi e Landro, che hanno trascinato a mare terreno e ciottoli, hanno contribuito alla formazione di questo territorio, che quindi si può considerare avvenuta, fatta eccezione per i Peloritani che risalgono all'era Ceno-mesozoica, durante il Plio-pleistocene (5-1,8 milioni di anni fa).

Storia

All'attuale assetto territoriale il comune di Nizza di Sicilia perviene attraverso una serie di modifiche che subisce nel corso dei secoli, le cui linee essenziali possono essere tracciate dividendo artificiosamente la storia di questo territorio in due periodi: uno antico, poco conosciuto sul quale è possibile fare ad oggi solo supposizioni, ed uno più recente, abbastanza conosciuto e anche più documentato.

Periodo Antico

Tamaricium Palmarum - La sede di questo sito è abbastanza controversa così come incerto è il toponimo. Tamaritio Palmarum o Palma Tamerici o Tamaricium Palmarum, identificata da diversi autori con Phoenix, località in cui secondo Appiano Alessandrino pernottò l'esercito di Pompeo prima della battaglia navale contro Ottaviano nel 36 a.C., viene situata da diversi autori lungo una fascia piuttosto estesa della riviera jonica messinese compresa tra S. Alessio ed Alì Terme, denominata un po' da tutti gli studiosi "costa tamariciana".

Secondo Cluverio, però il sito potrebbe localizzarsi "ad Nisi ostium" quindi alla foce del torrente Fiumedinisi, in base a quanto è riportato negli "Itineraria" di Antonino Pio (III sec. d.C.), che lo posizionano a 20 mila passi da Messina e 15 mila passi da "Per Tauromenion Naxo".

Questo territorio fu attraversato dalla strada Consolare Valeria e quindi percorso da viaggiatori almeno fin dai tempi dei romani come tra l'altro testimonia il ritrovamento sulla spiaggia di monete risalenti a quel periodo.

Al Igiasah o Al Iggasah ("il susino" secondo Michele Amari; o "la pera" dall'arabo "I-gasa") dovrebbe essere il nome della odierna Nizza di Sicilia. Michele Amari, nel tradurre il lavoro del geografo arabo Idrisi, identifica questa località con Marina di Fiumedinisi.

Cognomi come Elemicch, denominazioni come quartiere dei Saraceni, che deriva il suo nome dalla Via Saraceni, oggi via Medici e quartiere dei Beduini, situato a ridosso del torrente Fiumedinisi, lasciano supporre che in questa località vivesse un gruppo di Arabi.

Periodo Recente

Marina di Fiumedinisi- il 15 Maggio 1392, re Martino e la regina Maria, concedono il casale e il castello di Fiumedinisi a Tommaso Romano Colonna per aver ridotto alla loro ubbidienza la città di Messina.
Questi, per i servigi resi alla Corona, possiederà anche il territorio che va dal torrente Fiumedinisi a S. Alessio. Egli cedette fin dal 1408 al figlio Filippo la baronia di Fiumedinisi che comprende il territorio tra il torrente omonimo e l'odierno torrente Allume.

Il tratto di riviera compreso tra questi due torrenti è la cosiddetta marina di Fiumedinisi

Questa manterrà il nome fino al 1613, anno in cui la vedova di Antonino Romano Colonna, duca di Fiumedinisi sposa Giovanni La Rocca, proprietario di Lumera o Allumera. Con tale matrimonio quella parte della marina di Fiumedinisi che si estende all'odierno castello d' Alcontres al torrente Allume diventa Marina di Roccalumera.

La parte invece che va dal castello al torrente Fiumedinisi manterrà ancora per oltre 200 anni la denominazione di Marina di Fiumedinisi.

San Ferdinando- in seguito alla petizione di un centinaio di cittadini delle due Marine, capeggiati da don Emmanuele (sic) Iterdonato, Ferdinando II di Borbone emana il Real Decreto n. 1405 del 18 Dicembre 1849 col quale riunisce le due Marine sotto il nome di San Ferdinando. Il nuovo comune riceverà da Fiumedinisi 241 ettari del terreno boschivo, che assumerà e manterrà il nome di bosco di San Ferdinado.

Nizza di Sicilia- con R.D. 1218 del 12 Maggio 1863, emanato dal re d'Italia Vittorio Emanuele II, San Ferdinando cambia nome e diventa Nizza Sicilia in onore dell' Eroe dei due Mondi Giuseppe Garibaldi, il quale già l'aveva così chiamata nel 1860 in una sua ricevuta rilasciata a una delegazione di sanferdinandesi, che gli aveva consegnato un contributo in denaro per la causa nazionale.
Nel 1929, in seguito al R.D. 655 del 28 Marzo, Nizza diventa frazione di Roccalumera e lo sarà fino al 3 Dicembre 1948, data in cui riacquista la sua autonomia grazie alla Legge Regionale Siciliana n. 42.

Etimologia (origine del nome)

Chiamato San Ferdinando fino al 1863. Il nome odierno è un riferimento dotto alla Nizza francese, dal latino Nicaea che deriva a sua volta dal greco Nikaia, da Nike, Vittoria.

Il Comune di Nizza di Sicilia fa parte di:

Regione Agraria n. 6 - Montagna litoranea dei Peloritani

Fonte:  http://www.comune.nizzadisicilia.me.it/

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Risorse:

La cultura gastronomica del territorio si caratterizza per gli ingredienti semplici, genuini, ricchi di sapori, profumi e colori.
Punti di forza della gastronomia locale sono principalmente i prodotti della pastorizia, gli insaccati ed i dolci, in particolare:

la provola di Montalbano, vero capolavoro di arte casearia, presentata sotto forma di figure animali, i cosiddetti “cavalluzzi di tumma”, la ricotta salata, fresca ed “infornata”, gli insaccati, (salumi, pancetta e lardo), il salame del suino nero dei nebrodi, il pane casereccio in vendita nei forni locali,

i pasticcini a base nocciole di Montalbano, i biscotti “a ciminu”, le “cullure” e le “nuvolette” tipiche del  periodo pasquale, l’olio di oliva i legumi (fagioli, ceci,fave)

 

Centri culturali:

Teatro Comunale "Domenico Popolo"

Museo delle armi bianche

Museo didattico degli strumenti antichi

Museo belfiore

Numeri Utili:

Siti nel Comune:

 http://www.proloco-montalbanoelicona.it/

www.federicosecondohotel.it

Impianti sportivi:

Strutture Ricettive:

Fattoria Grattazzo Contrada Grattazzo,tel. 334.3145556

Al Barile Via Malimpresa 4 Frazione Braidi, tel. 0941.676108

Ristorante Pizzeria del Castello C.so Principe Umberto, 13, tel. 0941.679156

Il Cantuccio C.so Principe Umberto 16

 

Personaggi Illustri:

Come si arriva:

Dall'Autostrada A 20 Messina-Palermo uscire allo svincolo di Falcone e proseguire per  18 km fino a destinazione, passando per Belvedere, imboccando il bivio per Basicò e superando Toscano. 

  1. Catania si può percorrere l'Autostrada A 18 fino allo svincolo, di Fiumefreddo procedendo poi lungo la strada Linguaglossa – Randazzo - Santa Domenica Vittoria, raggiungendo il bivio di Favoscuro e quindi  proseguendo per Montalbano Elicona. 

 

Cenni storici:

Centro agricolo delle Caronie settentrionali Montalbano Elicona sorge sulla sommità di un colle a circa 900 metri sul livello del mare.

Nel 394 a.C. il nome verrà denominato Elicona dai Dori che credevano di ravvisarvi l'"Elikon" greco anche se quest'appellativo verrà aggiunto al sostantivo "Montalbano" solo dopo l'unificazione del Regno d'Italia.

L'origine del borgo risale probabilmente alla prima metà del secolo X e ne abbiamo una prima menzione solo nel 1070.

Fu possesso demaniale fino al 1177 anno in cui passò agli Alagona.

Nel 1233 in seguito ad un'insurrezione del popolo, l'imperatore Federico II di Svevia distrusse Montalbano dalle fondamenta.

Il paese venne presto ricostruito e nel 1262 fu dato da re Manfredi a Bonifacio Anglona, sotto il titolo di contea.

Il periodo di maggiore sviluppo lo ebbe all'epoca di Federico II d'Aragona che nel 1325 vi fece edificare un castello.

L'edificio che conserva poco delle strutture interne originarie e che è stato restaurato di recente è un'ampia costruzione con resti di una torre e una cappella con cupola in stile bizantino.

Di notevole interesse artistico la Chiesa Madre, del 1646, dedicata a S.
Nicolò di Bari che presenta al suo interno un altare con bassorilievi gagineschi del 1587.

Rilevante a Montalbano Elicona è la produzione delle nocciole, che rappresenta la principale fonte di ricchezza del luogo, e dei formaggi tra cui provole e ricotte.

La maggior parte del territorio oltre che da noccioleti è interessata anche da vigneti e da uliveti.
Notevole estensione hanno i boschi e i pascoli che consentono un fiorente allevamento bovino e suino.

Presente anche l'industria con l'istituzione della C.I.N.I.A. (Cooperativa intercomunale Montana Agricola) addetta alla lavorazione e alla trasfor-mazione delle nocciole e la creazione del complesso industriale S.I.B.A.M.per l'imbottiglia-mento delle acque oligo-minerali esistenti nel territorio.

 

Etimologia (origine del nome)

La prima parte del nome è un composto dimons(monte) ealbanus, daalbus, bianco.

In specifico, si riferisce all'antico nome del monte su cui fu realizzato un castello per volere diFederico II d'Aragona.

Il Comune di Montalbano Elicona fa parte di:

La cittadina fa parte del circuito dei Borghi più belli d’Italia, infatti è stata inserita nell'elenco dei 90 borghi medievali più belli d'Italia

Fonte:  http://www.comune.montalbanoelicona.me.it

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