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Martedì 19 Marzo 2024

Santa Teresa di Riva

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Indirizzo:Via Regina Margherita – 98028 S. Teresa di Riva (ME)

 

Telefono centralino:0942793110 Fax: 0942792070

 

Stato:Italia

 

Regione:Sicilia

 

Provincia: Messina

 

Zona: Italia Insulare

 

Latitudine:37° 56' 30''N

 

Longitudine:15° 21' 44''E

 Altitudine : 6 m slm

 Superficie m².5.689.266

 

Perimetro comunale: m. 12.028

 

Comuni limitrofi: Casalvecchio Siculo,Furci Siculo,Sant'Alessio Siculo,Savoca

 

Frazioni e contradeBucalo, Fiorentino, Sparagonà, Sacra Famiglia, Borgo Marino (o Macello), Torrevarata, Pozzo Lazzaro, Gambero, Ciumaredda, Cantidati, Porto Salvo, Barracca, Bolina e Catalmo; fuori dal centro urbano ci sono le frazioni immerse nella campagna e sono: Landro, Casalotto, Quartarello, San Gaetano, Giardino, Misserio e Fautarì.

 

Tra le contrade rurali si ricordino: Spagnolo, Combraci, Ponte Aceto, Ligorìa e Barone

 

Abitanti: 9134

 

Densità:1115,25 ab./km²

 

Nome di Abitanti: Santateresini 

 

Sito Internet: http://www.comune.santateresadiriva.me.it

 

@: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

Codice Fiscale:00411750839

 

Codice Istat: 083089

 

Codice Catasto: I311

 

Santo Patrono: Madonna del Carmelo 

 

Giorno festivo: 16 luglio 

 

Descrizione Araldica dello Stemma:

 

Blasonatura del Gonfalone

 

Decreti:

 

Da vedere:

 

Chiesa S. Maria del Carmelo. Edificata nel 1929, sul sito di una vetusta chiesa del 1507 non più rispondente alle esigenze della popolazione in continua crescita; venne inaugurata il9 dicembre 1934, già sede di arcipretura è la chiesa matrice del paese.

 

E' un pregevole esempio di stileneo-romanicoa tre navate, progettata e realizzata con criteri antisismici dagli Ingg. A. Crinò e F. Rigano. Conserva al suo interno un soffitto a cassettoni realizzato in cemento armato; il simulacro ligneo della Madonna del Carmelo (del XIX sec.) realizzato da F. Lo Turco e recentemente restaurato.

 

Sul catino dell'abside c'è un grande affresco, realizzato nel 1947 dall'artista locale Antonino Garufi, che raffigura i quattroEvangelisti; due grandi tele dipinte nel 1970 da Raffaele Stramondo che raffigurano la Madonna del Carmelo che libera le anime purganti e la Madonna del Carmelo mentre dona il Santo Abitino a S. Simone Stock; un imponente altare marmoreo ed un pregevole organo "Mascioni" del 1966.

 

Sulla facciata del tempio sono presenti, sopra le tre porte d'ingresso, tre mosaici, realizzati nel 1934, raffiguranti la Madonna del Carmelo, S. Teresa d'Avila e Sant'Alberto.

 

Da non dimenticare il bel pulpito del 1937 e il pavimento marmoreo del 1934, accanto alla chiesa, sorge il pregevole edificio della canonica, edificato nel 1937, è anch'esso in stileneo romanico, è a due elevazioni fuori terra ed è stato recentemente restaurato.

 

Conserva al suo interno dei pregevoli affreschi raffiguranti scene della Sacra Scrittura ed alcune tele ottocentesche, il primo piano è adibito ad abitazione del parroco.

 

E' l'unica Chiesa del paese ad essere dotata di campanile, il 14 luglio 1958 è stata eretta Santuario diocesano; in occasione del Giubileo del 2000 è stata proclamata Chiesa/Santuario giubilare, l'unica nella riviera ionica messinese tra Alì e Forza d'Agrò.

 

La Parrocchia della Madonna del Carmelo è retta dal 1985 da don Salvatore Mercurio, di Furci Siculo, in precedenza parroco di Fiumedinisi.

 

Chiesa S. Maria di Porto Salvo. Edificata nel 1952 sul sito ove grossomodo sorgeva una preesistente chiesa settecentesca è di stile neo-romanico a croce latina con unica navata e conserva al suo interno un pregevole mosaico realizzato sopra il catino dell'abside raffigurante Cristo Pantocratore, tale mosaico è stato eseguito nel 1995 da un artista fiorentino.

 

Da non dimenticare la statua della Madonna di Porto Salvo, opera di un ignoto scultore, realizzata attorno al 1850 e recentemente restaurata.

 

Nel 2007 è stato restaurato il tetto e gli interni e nel 2008 sono state realizzate dall'artista locale Arch. Giuseppe Bonarrigo due pregevoli tele raffiguranti una, la Madonna circondata dai Santi Messinesi, l'altra, S. Teresa d'Avila.

 

In chiesa è altresì conservato un antico e pregevole quadro risalente al sec. XIX e raffigurante la Madonna di Porto Salvo, questo quadro, la terza domenica di novembre, viene trasportato in processione dai fedeli fino alla vicina spiaggia per invocare la Protezione Divina su tutti i marinai.

 

La Parrocchia è retta, dal2006, da don Roberto Romeo, diNizza di Sicilia, precedentemente parroco di S. Eustochia in Vill. Annunziata - Messina.

 

Chiesa Sacra Famiglia. Costruita nel 1903. E' stata eretta a parrocchia dall’ArcivescovoedArchimandrita diMessina Angelo Paino il 21 novembre 1945.

 

Fino a quel momento fu una Chiesa succursale dell'allora Arcipretura S. Maria del Carmelo.

 

Don Severino Prestipino diFurci Siculofu il primo parroco e Don Massimo Briguglio, anch'egli diFurci Siculo, è l'attuale parroco dal 2000, dopo essere stato responsabile della Parrocchia S. Giovanni in S. Stefano Briga - Messina e Vicario Foraneo di Galati.

 

La parrocchia, che si trova al centro della cittadina jonica, è dotata di una grande Chiesa ad un unica navata.

 

Opere di pregio sono: il Crocifisso ligneo proveniente dalla chiesa S. Maria Assunta di Nizza di Sicilia, che giganteggia nell'abside; l'altare Maggiore in marmo intarsiato policromo in stilebaroccoe l'altare laterale del SS. Sacramentoanch'esso in stile barocco.

 

Sul medesimo altare è posta una grande tela, dipinta dal pittore e architetto santateresino Giuseppe Bonarrigo, raffigurante "Le Nozze di Cana" e benedetta il 17 ottobre 2008dall'Arcivescovo Calogero La Piana.

 

Nella facciata principale si può ammirare una vetrata policroma della S. Famiglia, la nuova sagrestia è stata arricchita di recente di sei ritratti ad olio dei parroci che si sono succeduti negli anni realizzati dall'artista Simona Spadaro di S. Teresa di Riva.

 

Autrice, tra l'altro, anche dell'immagine di S. Maria della Vita che si trova nell'omonima piazzetta accanto alla chiesa parrocchiale.

 

La parrocchia possiede gli organismi di partecipazione ecclesiale: il Consiglio Pastorale Parrocchiale e il Consiglio Affari Economici, nella comunità operano l'ACI, l'AGESCI e la Gioventù Francescana.

 

La Catechesi settimanale degli adulti è curata dal parroco. Il gruppo dei catechisti segue i fanciulli ed i ragazzi nel loro percorso di Iniziazione cristiana. L'animazione liturgica è affidata al coro parrocchiale ed al gruppo ministranti. I Ministri straordinari della Comunione visitano ogni Domenica gli infermi portando L'Eucaristia.

 

Presso la parrocchia è operativo il Banco Alimentare. Le adozioni a distanza con le Suore delle missioni comboniane inEtiopiasono circa cinquanta. In Eritrea recentemente è stato finanziato, con il contributo dei parrocchiani, un pozzo per la fornitura di acqua potabile nella diocesi di Barentù.

 

E' stato inaugurato nel giugno del 2008. S. E. Mons. Tomas Osman OFM Cap.,Eparcadi Barentù, il 14 ottobre 2008 ha visitato la comunità della S. Famiglia ed ha ringraziato per il finanziamento del progetto del pozzo nella sua Diocesi in località Mariti.

 

Chiesa di San Vito Martire Situata nella frazione collinare di Misserio, è stata costruita nel 1706 dal capomastro Girolamo Conte da Roccalumera.

 

Conserva al suo interno sei affreschi a lunetta, raffiguranti scene della Sacra Scrittura, dipinti dall'artista locale Nino Ucchino nel 1983.

 Nel 1968 è stata scoperta, nel sottosuolo della chiesa, un'antica cripta ove, nel '700, trovavano sepoltura i fedeli, i sacerdoti ed i notabili di Misserio, questa cripta è stata restaurata dalla Sovrintendenza ai beni artistici nel 2004 ed è attualmente visitabile.

 Dalla Parrocchia è retta da don Carmelo Mantarro, di Misserio, già parroco di S. Maria di Porto Salvo in S. Teresa di Riva.

 

Chiesa della Madonna delle Graziea Fautarì del 1707

 

Chiesa privata di San Gaetanodel 1746 che sorge nell'omonima frazione, la chiesa di San Gaetano fu edificata dalla facoltosa famiglia Scarcella (a cui ancora appartiene) ospita al suo interno le tombe dei proprietari ma versa in uno stato di totale abbandono.

 

Chiesa privata di San Sebastianoche appartiene alla famiglia Pugliatti, sorge nel quartiere Cantidati e risale alla fine del '700,

 

Chiesa della Madonna del Rosario, del 1890, ospita al suo interno un complesso statuario raffigurante la Madonna di Pompei e anch'esso risalente al 1890.

 

La Torre dei Saraceni. Sorge nel quartiere Bucalo, accanto alla chiesa matrice dellaMadonna del Carmelo. A dispetto del nome, non è stata edificata daiSaraceni, ma a difesa contro le loro scorrerie.

 

Secondo recenti studi, la sua costruzione risale all' XI sec., forse anche prima, ha forma cilindrica ed ha annessa una palazzina merlata risalente allo stesso periodo.

 

La palazzina ha due piani fuori terra, la torre ne ha tre, recenti studi condotti dallo storico locale Salvatore Coglitore hanno appurato l'esistenza sia sotto la torre che sotto la palazzina, di due piani interrati, di cui uno accessibile e l'altro pieno di detriti alluvionali risalenti alle alluvioni delTorrente Savocadel 1934 e 1958.

 

Si evince, dunque, che questo edificio durante il Medioevo doveva essere veramente maestoso ed imponente, superando i 15 metri di altezza.

 

La torre e l'annessa palazzina furono, fino alla fine del '400, residenza estiva dell'Archimandrita diMessina, signore feudale di queste terre.

 

Dopo il 1480, l'Archimandrita Leonzio Crisafi, la concesse assieme alla piana circostante alla famiglia savocese dei Bucalo che, vi edificarono accanto una chiesetta e, la utilizzarono come residenza e come punto di difesa contro la scorrerie dei pirati Saraceni.

 

Il casato dei Bucalo possedette quest'edificio fino al 1708, quando gli ultimi eredi, Benedetto e Paolo, lo donarono ai Gesuiti che lo tennero, adibendolo ad ospizio, fino al 1767, anno in cui furono scacciati dai Borboni; quindi passò ai Marchesi Carrozza che l'ebbero in proprietà fino al 1892.

 

  1. Nel 1849, questo complesso edilizio fù danneggiato dalle cannonate della flotta diFerdinando II di Borbone, il re bomba, durante imoti del 1848/49.

 

La Torre di Saraceni, nel 1892, venne comprata dall'ing. Giuseppe Pelleri che provvide a restaurarla, ma tale intervento ne mutò i connotati originari infatti ancora oggi presenta i caratteri e lo stile derivanti dal restauro del 1895.

 

Fino al tutto il '700, la Torre di Saraceni era collegata alla Torre del Baglio, distante circa 500 metri, tramite una galleria sotterranea.

 

Oggi la torre e la palazzina annessa sono circondate da un grazioso villino, danno sulla Piazza del Carmelo e sono in buone condizioni di conservazione, tanto da essere adibite a civile abitazione i proprietari sono ancora, in parte, i discendenti della famiglia Pelleri.

 

La Torre del Baglio. E' situata nel quartiere Sparagonà, ed è in condizioni di assoluto degrado. Ha forma quadrata ed è a due elevazioni fuori terra separate tra loro mediante una volta cieca.

 

Prende il nome dal fatto che si trovava nel bel mezzo di un antico quartiere di case,"u bagghiu", tra loro accomunate da un grande cortile.

 

Secondo recenti studi, condotti dallo storico locale Santo Lombardo, la torre venne edificata nel1506dal ricco savocese Pietro Trimarchi ed aveva come scopo la difesa delle popolazioni civili del litorale.

 

  1. Nelrisulta appartenere a "Crisafulli Antonina, vedova di Binidittu Buculo, abitatrice della Terra di Savoca" che in contrada Sparagonà, possedeva oltre a detta torre, un grande vigneto.

 

Verso la metà del '600 si trova tra le proprietà di Santoro Crisafulli, nobile savocese, Giudice della Regia Gran Corte e Luogotenente dello Stratigò di Messina.

 

Dalla fine del '700 appartenne alla famiglia di Angelo Caminiti (1781-1855), fautore dell'autonomia comunale della Marina di Savoca, che abitava in un palazzotto attiguo alla torre del baglio, oggi non più esistente.

 

La torre non venne risparmiata dal cannoneggiamento borbonico del 30 marzo 1849, che la distrusse parzialmente e mandò in totale rovina i palazzotto attiguo.

 

Oggi la torre appartiene alla famiglia Pagliuca diScaletta Zanclea.

 

La Torre di Catalmo. Sorge nell'omonimo quartiere ed è in discrete condizioni di conservazione, è a pianta quadrata a due elevazioni.

 

Si erge nel bel mezzo del sito in cui anticamente era situata la cittadina di Phoinix e, secondo alcuni studiosi, è di origine greco-romana. Fino a tutto ilsettecentofù una torre militare di grande importanza strategica.

 Nel 1959 era chiamata Torre Sollima, dal nome del proprietario. Successivamente, dalla metà del '700, è denominata Torre Baretto.

 

Oggi risulta essere monumento nazionale e fino al 1970 era adibita a civile abitazione.

 

La Torre Avarna. Oggi ne sopravvivono solo miseri resti. Era a pianta circolare e a due piani, con finestre e feritoie, sulla sommità era collocata una colubrina rivolta verso il mare. Sorgeva nel quartier Bolina con vista sul Castello di Sant'Alessio. Si chiamava così perché situata nel feudo del Duca Avarna.

 

Già ai primi del sec. XIX era in rovina e, venne demolita quasi del tutto nel 1839. In questo sito, sempre nel 1839, eseguendo degli scavi, si rinvennero un mezzo busto in marmo, vasellame di terracotta, armi, monete d'età romana ed altro, nelle vicinanze si trova la c.d. Casa Fortezza di Bolina, risalente al XIX secolo.

 

La Torre Varata. Oggi non più esistente, si ergeva, altissima, nei pressi dell'omonimo quartiere cui diede il nome. Era una torre militare integrata nel sistema difensivo della riviera.

 

Aveva forma cilindrica a due elevazioni e sulla sommità era dotata di columbrina.

 

Quando nel 1870 venne demolita era in stato di sfacelo, il tifone del 1763 l'aveva pericolosamente incrinata, quasi al punto di cadere, da qui il termine siciliano "varata"

 

Villa Crisafulli - Ragno. Edificata verso il 1890 dalla ricca famiglia Crisafulli sorge al centro della città ed ha annesso un grande parco ricco di vegetazione.

 

E' stata acquistata nel 2002 dall'amministrazione comunale santateresina, all'epoca guidata dal sindaco dott. Antonino Bartolotta, ed oggi, interamente restaurata, è sede del Consiglio Comunale, ed è fruita dall'intera collettività.

 

Villa Carrozza, risale al 1870, sorge nel quartiere Torrevarata, in mezzo ad un parco, è in stilelibertyed appartiene ai discendenti dei Marchesi Carrozza.

 

Palazzo Caminitidel 1850 (a Bucalo)

 

Palazzo Lo Re - Ilardidel 1840 che sorge nel quartiere Porto Salvo, a Sparagonà troviamo una pregevole palazzina in stilelibertydel 1920 chiamata palazzina Atelana.

 

Antichi pozzi ed un acquedotto del sec. XIX sono presenti nel quartiere Fiorentino

 

Nella parte alta del quartiere Sparagonà esistono tre agglomerati di case, attraversati da un vicolo stretto, risalenti alla metà del sec. XIX.

 

Degni di nota sono anche l'antico centro storico della frazione Misserio e la piccola e panoramica frazione di Fautarì.

 

Caratteristico è il quartiere del Macello, oggi chiamato Borgo Marino, di chiara origine ottocentesca, si trova quasi nel centro del paese ed è caratterizzato dagli stretti vicoli che si intersecano ad angolo retto e dalle antiche abitazioni, abitate un tempo da pescatori "sciabbacoti"

 

Festa Patronale:

 

Festa patronale in onore di Santa Maria del Carmelo celebrata il 16 luglio di ogni anno, in occasione di tale evento viene portato in processione per le via del paese il simulacro ligneo dellaMadonna del Carmelo, la prima edizione ufficialmente documentata di tale festa risale al 1888.

 

Festa in onore di S. Maria di Porto Salvoche si tiene la prima domenica di agosto di ogni anno, per tale occasione si offre una suggestiva processione a mare, infatti il simulacro della Vergine viene adagiato su una grande barca a remi che, raggiungendo il mare, percorre tutto il litorale del paese seguita da una moltitudine di barche gremite da fedeli e devoti, ma anche da curiosi e turisti, senza contare la folla che segue la processione dalla spiaggia.

 

Eventi Culturali:

 

"Notte Bianca di Riva"che si svolge a metà agosto e richiama migliaia di persone da tutta la Sicilia orientale incassando ogni anno un grande successo.

 

Carnevale della Val d'Agrò, manifestazione che vede la sfilata di grandi carri allegorici realizzati in loco seguiti da una moltitudine di persone.

 

Eventi Gastronomici:

 

Eventi sportivi:

 

Tra il primo e il 15 luglio di ogni anno si disputa il "Palio Cittadino S. Maria del Carmelo", kermesse sportiva che vede fronteggiarsi, mediante molteplici competizioni, i quartieri di S. Teresa di Riva.

 

Curiosità:

 

Mercati e mostre:

 

Mercato rionale mercoledì ogni 15 giorni

 

Risorse:

 

Attivo centro commerciale è sede di piccole e fiorenti industrie nei settori dei materiali da costruzione, in quello alimentare e del legno.

 

L'agricoltura è fiorente e i suoi prodotti (cereali, olive, uva da vino, limoni e frutta) vengono esportati persino all'estero.

 

Fonti di reddito sono inoltre l'allevamento del bestiame, la pesca e il turismo estivo.

 

Centri culturali:

 

Teatro Stabile Val d'Agrò

 

Villa Crisafulli – Ragno

 

Numeri Utili:

 

Siti nel Comune:

 

http://www.fotosantateresadiriva.com

 

http://www.jonialife.it

 

Impianti sportivi:

 

Campo di Calcio

 

Palestra Comunale

 

Campo di Tennis

 

Strutture Ricettive:

 

Personaggi Illustri:

 

Antonino Garufi, (1775-1842).  Abbate, Sacerdote, professore del Seminario ed erudito latinista.

 

Angelo Caminiti, (1781-1855). Fautore dell'Autonomia comunale da Savoca.

 

Giuseppe Caminiti, (1814-1877). Fautore dell'Autonomia comunale da Savoca e Sindaco.

 

Antonino Caminiti, (1836-1897). Chirurgo e garibaldino.

 

Felice Muscolino, (1860-1936). Educatore.

 

Sebastiano Pugliatti, (1873-1935). Medico Ginecologo di fama nazionale.

 

Padre Giampietro, (1881-1950). Al secolo Giuseppe Rigano. Frate Cappucino e storico locale.

 

Eugenio Aliberti, (1885-1958). Poeta e Letterato.

 

Michele Crisafulli Mondio, (1881-1943). Senatore del Regno d'Italia e Sindaco.

 

Piero Carnabuci, (1893-1958). Attore teatrale e cinematografico.

 

Luigi Ragno, (1899-1984). Penalista, Senatore della Repubblica Italiana e Podestà.

 

Santi Cacciola, (1906-1986). Poeta dialettale siciliano.

 

Enrico Trimarchi(1910-1959). Insigne chirurgo e professore universitario.

 

Michele Vincenzo Trimarchi (1914-2007). Giurista, Ordinario di diritto all'Università di Messina, Giudice Costituzionale e Deputato della Repubblica Italiana.

 

Suor Maria Alfonsa(1937-1994). Al secolo Elena Bruno, Missionaria e Religiosa in odore di Santità.

 

Totino Caminiti(1931-1995). Scrittore.

 

Antonio Stracuzzi(1977- 2006). Pilota di Rally.

 

Nino Ucchino(n.1952). Pittore e Scultore.

 

Giorgio Fleri (n.1939). Attore cinematografico e televisivo.

 

Lucia Aliberti (n.1963). Soprano.

 

Come si arriva:

 

Auto: Strade Statali, attraversata dallastrada statale 114che mette in collegamento Siracusa con Messina, Autostrada A 18, uscita Roccalumera e proseguire direzione Catania o uscita Taormina e proseguire verso Messina

 

FF. SS.: Stazione di riferimento: S. Teresa di Riva. Distanza dal centro: 0 chilometri

 

Autolinee: Collegamenti sia  per Catania che per Messina

 

Cenni storici:

 

Le origini di questo comune siciliano risalgono, secondo alcuni studiosi, al IX - VIII secolo prima di Cristo, allorquando colonizzatorifenicifondarono, sul litorale ove oggi sorge Santa Teresa di Riva, una piccola stazione commerciale che, successivamente, diede origine ad un piccolo centro abitato il quale, attorno al 400 a.C., ospitò una popolazione mista di indigeni Siculi, Fenici e Greci.

 

Questi ultimi provenienti dalla vicinaNaxosche, in quel periodo, subì la distruzione ad opera del Tiranno di SiracusaDionigi.

 

Furono proprio iGrecia chiamare questo villaggio Phoinix, che significa Fenice, o meglio Villaggio di Fenici, Phoinix, che in epoca greca era sotto la giurisdizione della polis di Messanao Zancle.

 

La città di Phoinix è citata dallo storicoAppianoAlessandrino vissuto nel II sec. d. C., il quale scrive che nell'agosto del 36 a.C. (durante le guerre civili romane per la successione a Gaio Giulio Cesare) vi si accampò per una notte l'esercito diSesto Pompeoin attesa della battaglia contro Ottaviano;  

 

Appiano riferisce che la città in questione era poco a nord del capo Argennum (oggi Capo S. Alessio), circa 2 Km, proprio dove oggi sorgono i quartieri di Bolina, Baracca e Catalmo.

 

Confutano quanto narrato numerosi ritrovamenti archeologici casuali (oggi non più visibili) verificatisi negli anni passati nel quartiere Bolina e nel quartiere Catalmo, proprio nei pressi dell'omonima antica torre, sono stati portati alla luce, durante lo scavo di alcuni pozzi, monete di età traianea, piccole scalinate in pietra o mattoni, vasellame domestico, pareti di piccole abitazioni.

 

Inoltre, riferisce il frate cappuccino P. Giampietro da S. Teresa (al secolo Giuseppe Rigano 1881-1950) che attorno al 1865, durante i lavori per la costruzione della stazione ferroviaria, ove oggi sorge il quartiere Torrevarata, fu scoperta un'antica necropoli in stile orientale che purtroppo fù subito saccheggiata e distrutta dagli operai che la portarono casualmente alla luce.

 

Questa necropoli constava di numerose tombe coperte da lastroni di pietra ed al loro interno contenevano, oltre agli scheletri, monili femminili e piccolo vasellame; questa caratteristica dimostra che questa necropoli non era "un semplice cimitero di guerra" ove i cadaveri vengono sepolti in modo frettoloso e disordinato, ma la necropoli di uno stabile e vicino centro abitato, Phoinix appunto, che sorgeva a circa 1 km di distanza.  

 

Tutte queste notizie sono riportate, con assoluta precisione, dal manoscritto inedito redatto dal summenzionato frate cappuccino nel 1936.  

 

Successivamente, verso il III - IV sec. d. C., forse a causa di un cataclisma sismico o alluvionale, (è storicamente appurato che nel 305 d. C. le città diMessinaeReggiofurono colpite da un violentissimo terremoto/maremoto) la cittadina di Phoinix scomparve dalla faccia della terra e dalla memoria degli uomini.

 

Era il periodo della rovinosa e progressiva fine della egemonia romana nel Mar Mediterraneo e le invasioni barbariche e le scorrerie piratesche resero insicura la vita sul litorale, proprio per questo gli abitanti di Phoinix piuttosto che ricostruire il loro villaggio sul sito originario, preferirono abbandonarlo per dare vita a nuovi centri abitati più sicuri e difendibili poiché eretti sui monti circostanti.

 

Attorno al IV-V sec. d.C. nacquero Pentefur (oggiSavoca), Palaionchorion (oggiCasalvecchio Siculo), Missarium (oggi Misserio), Limen (oggi Limina).

 

Poi arrivarono iVandali, gliOstrogoti, iBizantini, gliArabie iNormanni. Fù ReRuggero il Normannoa fondare nel 1139 la Baronia diSavoca, "accozzando insieme molti villaggi saraceni" arroccati suimonti Peloritani, la Baronia diSavocafù fino al1812feudo dell'ArchimandritadiMessina.

 

Fù altresì una potente città feudale che raggiunse l'apice del suo splendore tra l'inizio del 1500 e la fine del 1600.

 

L'Antichissima Phoinix, ora chiamata "Marina di Savoca" era appunto sotto la giurisdizione politica e amministrativa della "Terra di Savoca" ed era divisa in tre grandi feudi; Camillo Camillani, geografo e matematico fiorentino, nel1589la descriveva come una landa semi deserta, popolata da pochi agricoltori e pescatori, che la notte,  per paura delle continue scorrerie dei pirati saraceni, tornavano al sicuro nella fortificata cittadina collinare diSavoca; addirittura, questi pescatori, erano costretti a trascinarsi dietro le loro pesanti imbarcazioni, tale faticosa operazione avveniva attraverso il piccolo torrente Porto Salvo, mediante robuste funi e carrucole di legno, le barche venivano trascinate via terra fin sotto l'abitato di Savoca, lì erano al sicuro dalle razzie dei pirati e dei briganti.

 

Già dalla fine del '400 si stabilì nella Marina la famiglia savocese dei Bucalo, che ebbe in concessione dall'ArchimandritaLeonzio Crisafi un'enorme porzione di litorale compresa tra il torrente Savoca e Pozzo Lazzaro, nel1507costruirono una chiesetta dedicata al SS. Crocifisso, la prima in tutta la Marina, e si dedicarono alla coltivazione di quelle deserte contrade situate alla destra del torrente Savoca.

 

Gli ultimi eredi della famiglia Bucalo furono i sacerdoti Benedetto e Paolo, i quali, nel 1708 lasciarono i loro averi per testamento aiGesuiti, questi vi rimasero fino al1767, anno in cui vennero cacciati dal governo borbonico, e, i loro averi vennero confiscati e venduti all'asta.

 

Ne approfittò subito il Marchese Carrozza (originario diMilazzo) che acquistò con poco denaro questi beni confiscati e divenne proprietario di un latifondo che si estendeva, appunto, dal torrente Savoca a Pozzo Lazzaro.

 

Solo verso la metà del '700, quando la minaccia dei pirati venne meno, cominciarono a sorgere i primi insediamenti stabili sul litorale della Marina di Savoca.

 

Vennero edificate case, qualche palazzo nobiliare, qualche chiesetta e alcuni opifici, verso il1820, la Marina di Savoca era un fiorente centro agricolo, commerciale e artigianale, contava più di mille abitanti ed era in continua espansione grazie alla coltura della vite, del limone e del baco da seta.

 

Nel 1840, don Antonio Russo Gatto (1810-1868), ricco commerciante messinese, costruì nella Marina di Savoca un opificio dedito alla lavorazione e al commercio degli agrumi e dei derivati di questi, nello stesso periodo sorsero due pastifici e due inglesi, don Giovanni Causton e don Giacomo Smith, dal 1825 gestirono una rivendita di vini destinata all'esportazione del vino locale verso il Regno di Gran Bretagna.

 

Lo sviluppo della Marina di Savoca era, però, soffocato dalla "amministrazione" savocese, gestita da una classe dirigente costituita da una nobiltà parassitaria e reazionaria, che vessava i "Marinoti" con continui balzelli e soprusi di ogni genere.

 Il 23 Luglio 1820, i Marinoti stanchi delle vessazioni, assalirono Savoca incendiando i "palazzi del potere" (municipio, carcere, giudicato e archivio) e le residenze di alcuni notabili dell'oligarchia savocese.

 

La rivolta era ordita da alcuni indomiti patrioti, capeggiati da Angelo Caminiti (1781-1855) che più di tutti si distinse nella lotta per l'autonomia. Da non dimenticare il contributo "diplomatico" apportato, a favore dell'autonomia comunale dall'Abate Antonino Garufi (1775-1842), costui, fratello uterino del sopracitato Angelo Caminiti, fù figura di grande rilievo nell'organizzazione ecclesiastica siciliana dei primi dell'800, la sua salma imbalsamata è oggi ancora esposta nella cripta dei cappuccini di Savoca.

 

Gli anni che vanno dal 1823 al 1853 furono anni di scontri, tumulti, speranze e delusioni, poi, finalmente, il primo Luglio 1853 il Re delle Due Sicilie Ferdinando II di Borbone firmò il decreto che sancì la divisione tra Savoca e la sua Marina, i Marinoti grati al loro re, battezzarono il novello comune "Santa Teresa" in onore di Teresa d'Austria, consorte di Ferdinando II.

 

La Marina di Savoca, prima di ottenere la sua tanto agognata autonomia, conobbe anche alcuni disastri naturali che ne misero a repentaglio, a cadenza quasi regolare, la sopravvivenza, come il Terremoto del 1693, la Peste bubbonica del 1743, il terremoto e il tifone del 1763, il terremoto del 1783, l'alluvione del 1830 che distrusse il quartiere Madonna delle Grazie, oggi nel territorio del comune di Furci Siculo ed, infine, nel 1854, pochi mesi dopo aver ottenuto l'autonomia, ci fù un'epidemia di colera che causò circa 40 morti tra la popolazione.

 

Ma grazie alla tenacia dei suoi abitanti, abituati alle avversità, questo piccolo villaggio risorse sempre.

 

Il comune di Santa Teresa nasceva ufficialmente l'1 Gennaio 1854, contava 1300 abitanti e il primo sindaco fu tal Vincenzo Gregorio.

 Nel 1861 fu aggiunto il suffisso "di Riva" per distinguere il centro in questione dall'omonimo centro della provincia di Sassari.

 

Tra i primi sindaci di Santa Teresa degni di essere ricordati ci sono:

 

Giuseppe Caminiti (1814-1877, figlio del sopracitato Angelo),

 

Bernardo Scarcella,

 

Luigi Trimarchi,

 

Antonino Calogero,

 

Luigi Trischitta,

 

Francesco Paolo Caminiti (n.1853 m.1923)

 

Avv. Domenico Scarcella (n.1860 m.1930).

 

Il primo prete di Santa Teresa di Riva fù il Rev. Don Sebastiano Scarcella.

 

L'economia di Santa Teresa continuò a basarsi su agricoltura, pesca e commercio, mal'Unità d'Italianon portò i vantaggi sperati durante l'invasione dei Mille, anzi provocò più che altro una lenta decadenza delle attività economiche da secoli radicate nel territorio siciliano.

 

Iniziò l'amara piaga dell'emigrazione che provocò la partenza di centinaia di santateresini verso le Americhe, l'Europa del nord e l'Australia.

 

Nonostante tali avversità  la popolazione di S. Teresa di Riva fù sempre in continua crescita, tanto da divenire in breve tempo il centro più importante tra Messina Taormina.

 

Divenne capoluogo di Mandamento Giudiziario, ebbe le caserme deicarabinierie della guardia di finanza e, successivamente, divenne sede di svariati uffici pubblici e scuole.

 

Il catastrofico terremoto del 1908 colpì anche Santa Teresa di Riva e causò il crollo di alcuni fabbricati, tra cui il campanile della Chiesa del Carmelo, ma nel paese non si registrarono morti.

 

Nacquero nel corso del XX secolo numerose imprese industriali, oggi purtroppo tutte estinte, come la "Citrica", che distillava dai limoni l'acido citrico; l'"Atelana", che produceva lana minerale isolante, la "CAET" che si dedicava alla produzione di pali in calcestruzzo e la "STAT" autolinee.

 

E' importante ricordare che nel 1919 la popolosa borgata di Furci si separò dal comune di Santa Teresa di Riva, dando vita al neo comune diFurci Siculo.

 

Durante il fascismo Santa Teresa di Riva conobbe un certo incremento edilizio, ma conobbe pure la crisi del malsecco che colpì i suoi lussureggianti agrumeti, trasformandoli in poco tempo in lande desolate.

 

Ma già dal1935, iniziò la ripresa di queste coltivazioni e la produzione tornò a toccare i picchi registrati nei tempi migliori.

 

Negli anni che vanno dal 1928 al 1948 il Comune diSavocavenne soppresso e fu relegato a semplice frazione del comune rivierasco di Santa Teresa di Riva.

 

Tra ipodestàche si sono succeduti a Santa Teresa di Riva durante il regime fascista si ricordino:

 

Avv. Luigi Ragno (n.1899 m.1984) podestà dal 1924 al 1929,

 

Dott. Giuseppe Muscolino dal 1934 al 1938

 

Comm. Angelo Trimarchi (n.1906 m.1983) che amministrò come podestà dal 1938 al 1943 e poi come sindaco democraticamente eletto nelle file delPLIdal 1952 al 1962 e dal 1967 al 1969.

 

Durante la Seconda Guerra Mondiale, a Santa Teresa di Riva era distaccato un caposaldo tedesco, gli inglesi, pur di raggiungere Messina prima degli Americani, erano pronti a radere al suolo la cittadina di Santa Teresa al fine di annientare tale caposaldo nemico.

 

Per questo nel luglio del 1943 i santateresini abbandonarono in massa le proprie abitazioni e cercarono scampo sulle alture circostanti.

 

Ma i tedeschi decisero ad agosto di abbandonare in fretta e furia Santa Teresa e tutta laSicilia, fecero saltare alcuni ponti e raggiunsero frettolosamente il continente, fu così che Santa Teresa venne risparmiata da un micidiale bombardamento a tappeto alleato.

 

Gli Alleati occuparono Santa Teresa il 17 Agosto 1943, trovarono la città deserta, e, solo dopo tale data i santateresini poterono tornare alle loro case.

 

Nel novembre 1945 un violento nubifragio causò il deragliamento di un treno che riportava a casa soldati siciliani prigionieri nei campi nazisti, l'incidente avvenne nel quartiere Bolina e si contarono 13 morti e 21 feriti, in quella sciagurata occasione tutti in paese si distinsero per coraggio e per la solidarietà verso i feriti.

 

Il 26 novembre 1958, S. Teresa di Riva veniva messa in ginocchio da una poderosa alluvione del Torrente Savoca che allagò per 7 giorni il quartiere Bucalo, danneggiò la chiesa Madre della Madonna del Carmelo e abbatté numerose case, ma fortunatamente non cagionò vittime umane.

 

Gli anni '70 del XX secolo hanno visto la crisi della fiorente coltura del limone, la chiusura di alcune industrie, ma hanno conosciuto altresì un sostenuto sviluppo urbanistico - edilizio che per certi versi continua tuttora, proprio nel 1970 S. Teresa ha perso l'opportunità di avere un ospedale civico.

 

Tra i sindaci del dopoguerra si ricordi:

 

Comm. Trimarchi,

 

Prof. Giuseppe Caminiti (n.1914 m.2007) che fu sindaco dal 1962 al 1966 realizzò importanti opere pubbliche e nel 1996 scrisse e pubblicò un'opera di storia patria intitolata "Storia di Santa Teresa di Riva".

 

Oggi a S. Teresa di Riva hanno sede tre licei (classico,scientifico e pedagogico), l'ufficio del Giudice di Pace, la stazione F. S., il comando dell'Arma dei Carabinieri, lo sportello catastale, il 118, l'INPS e la FENAPI, è stata soppressa la caserma della Guardia di Finanza ed è stata spostata la sede ASL nel vicino comune di Sant'Alessio Siculo.

 

Escono a S. Teresa di Riva due testate giornalistiche locali: "Gazzetta Jonica" e "Jonia News". Dal punto di vista turistico nella nostra cittadina non sorgono alberghi, solo di recente hanno aperto i battenti alcuni "Bad & Brekfast".

 

Ci sono alcuni ristoranti, numerosi negozi al dettaglio, qualche grossista e svariate ma piccole attività artigianali e agricole. S. Teresa di Riva da ormai 20 anni cerca di diventare un importante centro turistico balneare, in effetti ne ha tutte le carte in regola, ma la realizzazione di tale obbiettivo è ancora molto lontana.

 

Fonte: ( http://it.wikipedia.org/wiki/Santa_Teresa_di_Riva)

 

Etimologia (origine del nome)

 

Il nome si riferisce ad una chiesa di Furci Siculo dedicata alla santa e ubicata sulla riva del mare.

 

Il Comune di S. Teresa di Riva fa parte di:

 

Regione Agraria n. 6 - Montagna litoranea dei Peloritani

 

Il Comune di S. Teresa di Riva è gemellato con:

 Dal 2002 è gemellata con la cittadina francese di Fuveau.

 

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