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Mercoledì 24 Aprile 2024

Galati Mamertino

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COMUNE DI GALATI MAMERTINO

Indirizzo: Piazza San Giacomo – 98070 Galati Mamertino (ME)

Telefono centralino: 0941.434778  -  Fax Municipio:0941.434677

Stato: Italia

Regione: Sicilia

Provincia:Messina

Zona:Italia Insulare

Latitudine: 38° 1' 59''N

Longitudine: 14° 46' 18''E

 

Altitudine: 820 m s.l.m.

Perimetro: m. 30.159

Superficie: m². 39.096.968

Comuni limitrofi: Frazzanò, Longi, San Salvatore di Fitalia, Tortorici

Frazioni: San Basilio

Abitanti:3127

Densità: 80 ab./km²

Nome di Abitanti: Galatesi

Sito Internet:  www.galatimamertino.com/

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Codice Fiscale:00425030830

Codice Istat:083030

Codice Catasto: D861

 

Santo Patrono:San Giacomo

Giorno festivo:13 Agosto

Stemma:

Gonfalone:

Decreto:Presidente della Repubblica n. 2768 del 27 ottobre 1978.

Da vedere:

Chiesa Madre, dedicata a S. Maria Assunta, di stile dorico - rinascimentale dove si trovano tele e statue di pregevole bellezza, tra cui una tela raffigurante il Martirio di Sant'Agata di Pietro Novelli, detto il Monrealese, uno di San Vincenzo d'autore ignoto, il gruppo marmoreo dell'Annunziata di Antonio Cagini, (1504-1536) e uno di Sant'Ignazio di Lojola del 1600, il gruppo marmoreo della SS. Trinità di Antonello Gagini, del 1545, notevoli sono anche una tela di Gaetano Mercurio (1774) raffigurante l'Immacolata e una tela raffigurante il Martirio di Sant'Agata di ignoto novellesco, si possono poi ammirare varie tele firmate e datate da Giuseppe Tresca (1753-1818) tra le quali particolarmente interessante risulta essere un San Giacomo Apostolo inoltre, la statua lignea di S. Sebastiano di fattura fiamminga.

Chiesa del SS. Salvatore, notiamo la statua in marmo della Madonna delle Grazie di Antonello Gagini e Aurelio Basilicata, del 1534 il gruppo ligneo di San Giuseppe; il tabernacolo degli Olii Santi.

Chiesa del Rosario, che ospita, fra le altre opere, la statua in marmo della Madonna della Neve di Antonello Gagini;

Chiesa di S. Luca, caratterizzata da un'imponente scalinata in pietra,

Chiesa di S. Caterina, oltre ad una tela raffigurante la morte di Sant'Anna, d'autore ignoto, si possono ammirare il simulacro del Crocifisso ligneo di frà Umile da Petralia, dall'anatomia precisa e commovente, l'Immacolata del Abagnasco, la statua in marmo di S. Caterina d'Alessandria, opera del Gagini, e preziose tele di scuola post raffaellesca.

Ruderi del castello arabo - normanno. Per quattro secoli la vita feudale di Galati si svolse intorno al Castello, una imponente costruzione su un acrocoro roccioso, di cui adesso esistono solo i ruderi poiché tutto hanno messo in rovina l'incuria delle popolazioni e l'inclemenza erosiva del tempo.

L'origine è incerta. Alcuni studiosi la fanno risalire all'epoca araba, altri a quella normanna; un autore anonimo del "600" dice di avere scorto " una durissima pietra in cui stanno scolpite alcune lettere greche" e dice ancora: " In alcune rilevai l'Olimpiade IX, a richiesta di Placido Bisiniano". Resta un Mistero racchiuso nelle vaghe formule interpretative del tempo. Come riferisce l'anonimo, il castello aveva molte stanze e cisterne e la magnificenza di Don Antonio Amato Principe di Galati ( 1643 - 1667) vi faceva rinchiudere i delinquenti, giacchè i Principi del tempo esercitavano anche il potere giudiziario. Anni fa, per dare un assetto a quei ruderi ed evitare i pericoli dello strapiombo, è stato istituito un cantiere, ma i lavori espletati hanno mortificato l'importanza dei reperti lapidei. Rimane la curiosità storica e occorrerebbero lavori di scavo, almeno in qualche zona angolare, per tentare il rinvenimento di qualche elemento che possa dar lume.

Metterebbe in discussione la tesi di una costruzione araba l'esistenza, dalla parte di nord est, dei ruderi dell'abside di una cappella interna al castello dedicata all'Arcangelo San Michele

Palazzi signorili settecenteschi e il Palazzo De Spuches.

Don Filippo I Amato che fu il primo ad abitare la sontuosa costruzione che rimane isolata rispetto agli altri palazzi baronali che delimitano da un lato la spaziosa piazza S. Giacomo; successivamente giunsero altri rinomati casati nobiliari: gli Squiglio, i Lanza, i De Spuches, i Marchiolo e infine i fratelli Stazzone che vendettero il palazzo alla Regione Siciliana e questa lo devolse all'Amministrazione Comunale di Galati Mamertino per l'esercizio delle attività culturali.

E' un'ispirazione di stampo tardo - cinquecentesca, le cui caratteristiche sono, fra l'altro, l'atrio e la corte aperta sul giardino, con scalone e loggia al piano nobile.

Nel passato decennio si è iniziato il primo lotto per i lavori di restauro, che ancora non sono stati ultimati. Si rendono necessari, per il completamento, adeguati finanziamenti, perché possa essere adibito a sede di un Museo Polivalente, sale riunioni, convegni, biblioteca Comunale, archivi vari.

Mulino e Pastificio Etnoantropologico, sito in un locale ancora integro risalente ai primi del '900: la struttura rappresentava, unitamente a quelli funzionanti nella Valle del Fitalia, uno dei primi esempi di aggregazione neo-industriale, qui possiamo vedere arnesi, strumenti e macchinari inerenti il ciclo del grano, apprendendone il funzionamento e, inoltre, antichi oggetti legati alla quotidianità

Santuario della Madonna di Trofillo immerso nei noccioleti

Borgo Milè, esempio tipico, perfettamente conservato, degli antichi villaggi siciliani.

Cascata del Catafurco

Bosco di Mangalavite all'interno del parco dei Nebrodi.

 

Festa Patronale:

Festa patronale di S. Giacomo (13 agosto)

S. Rocco e SS.Crocifisso (23-26 Agosto)

S. Basilio (1 domenica di Agosto)

 

Eventi Culturali:.

Premio Nazionale di Poesia

Eventi Gastronomici:

Sagra del pane di casa e del formaggio locale (Primo sabato di Agosto)

Eventi sportivi:

Curiosità:

Nel Settecento Vito Amico ricorda che nel fondo in Località Acquasanta sgorgano sorgenti di acque calde o fredde, amare, solfuree, ricche di sali minerali giovevoli a varie malattie.

Mercati e mostre:

Mercatino rionale ogni mercoledì

Risorse:

Nel passato numerose erano le attività artigianali fiorenti a Galati tra cui la produzione e la lavorazione del lino e della seta, la produzione di ferro battuto e oggettistica in rame, la lavorazione di marmi tipici duri tra cui la cosiddetta "pietra scura" e la realizzazione, infine, di prodotti in pelle e cuoio.

Oggi rimangono solo alcuni fabbri ferrai mentre la produzione e la lavorazione del lino e della seta è stata soppiantata da piccole, ma attive, fabbriche di abbigliamento.

Operano poi alcuni laboratori di marmi e un laboratorio dove vengono realizzati arredamenti in bambù.

L'agricoltura (vigneti, oliveti, noccioleti) rimane, tuttavia, tra le principali fonti di reddito anche se per le particolari condizioni climatiche e le bellezze paesistiche lo sviluppo dell'attività agrituristica costituirebbe un importante elemento di rilancio economico del paese.

Agricoli: Nocciole, olive, uva, castagne, prodotti caseari.

Allevamento: Ovini.

Centri culturali:

Numeri Utili:

Ufficio Postale v. Toselli - tel. 0941-434080.

Guardia Medica v. Roma - tel. 0941-434796.

Carabinieri Comando stazione, v. Cavour - tel. 0941-434925.

Siti nel Comune:

 http://www.lanticalocanda.it/

http://www.casadelbaco.com/

http://www.aurorasuinebrodi.com

http://www.anticafilanda.it

http://www.upeppe.it

 http://www.campisiweb.com/

 http://www.salvatorevicario.com/

Strutture Ricettive:

Agriturismo "Margherita" C/da Sciara - 0941 434975

Antica Locanda C/da Parrazzi - 0941 434715

Il Vicoletto Piazza S.Giacomo n°34 - 0941 434111

La BettolaVia Cavour n°159 - 0941 434952

Nebrodi in Bocca C/da Trofillo - 347 1895354

Azienda agr. "Fattoria Fabio" C/da Sciara - 0941 434042

Casa del Baco C/da Parrazzi - 0941 434951

Il Palmento Vico Abate Crimi, 6 - 0941 434849

La Rotonda B&B Piazza Pirandello - 0941 434381

Personaggi Illustri:

Abate e Patriota Giovanni Crimi, nato a Galati Mamertino il 16 Dicembre 1794, consacrò tutta la sua vita alla fede e alla causa dell'indipendenza italiana.

Quando, nel 1820, serpeggiarono i primi moti insurrezionali in Sicilia, egli, che aveva dato il suo nome a una delle 35 "vendite" (così si chiamavano le varie sezioni dei Carbonari in Sicilia), fu presente accanto al generale Rossaroll al sostegno di quella cadente Costituzione.

I moti furono soffocati nel sangue: Il Crimi fu ferito nel 1823, si fece in seguito il processo della Carboneria ed egli, insieme ad altri compagni, fu condannato a morte, pena che successivamente gli venne trasmutata in ergastolo.

Rimase per 24 anni nel carcere duro di Santo Stefano dove subì le più terribili angherie e le umiliazioni degli sgherri. Fu scarcerato nel 1845 e gli fu concesso di tornare nel suo paese, dove trovò con amarissima sorpresa che i suoi beni erano stati depredati e venduti e per due anni dovette "mendicare un pane dalla pietà dei fedeli". Il I° Settembre di due anni dopo, partecipò ai moti di Messina e Reggio.

Catturato e ancora condannato a morte, gli fu sospesa la condanna in occasione del Genetliaco del Re Ferdinando. Partecipò a una seconda sommossa a Messina e infine, invecchiato dalle lotte sostenute, provato dal carcere duro e dal crollo del sogno per tutta la vita, tornò sui monti di Galati per chiudere nel 1854 la sua tormentata esistenza.

Antonio Cingalio Visse tra il 1515 e il 1592. Filippo Paruta, una delle grandi glorie letterarie del tempo, nella sua lettera introduttiva all'Epitalamio del Cingalio, pubblicato nel 1584, chiama "cigno" il poeta a doppio titolo per il suo canto e per la sua vecchiaia. Allora ( e forse come sempre) non si poteva sfondare senza protettori, e lui fu protetto dal Principe Francesco Moncada, a cui non sopravvisse, essendo il Principe morto nel 1582. Che fosse nato a Galati lo dice il Mongitore nel Dizionario degli illustri siciliani e dice del Cingalio che fu poeta egregio in latino e in italiano e molto lodato da Antonio Veneziano e da Filippo Paruta.

Erano tempi del tardo Umanesimo e il Moncada, Principe di Paternò e nato a Caltanissetta, era un Mecenate che incoraggiava i cultori della poesia e delle belle arti. E il Principe, colpito da morte immatura, intenerì profondamente il Cingaglio che non resse al dispiacere e seguì il suo protettore nella tomba.

Il Cingalio fu dunque poeta e umanista del secondo Rinascimento, virgiliano appassionato sia nella forma che nell'anima per il suo carattere mite e religioso, per il gusto della natura, sia per il culto verso il suo Mecenate.

Rimangono di lui i seguenti scritti latini, in ordine di tempo:

1)- Epitalamium in Nuptias D. Francisci Moncadae

2)- De morte Christi libri duo

3)- Mimianus seu descriptio et laudes

4)- Panormi lacrimae in obitum

5)- Niobe seu Anticleopatra.

Tutta la poetica del Cingalio si svolge in un'atmosfera di stampo pagano, dove non mancano riferimenti a Catullo e a Virgilio e la lirica si svolge in perfetta armonia e senza forzature.

Nel secolo scorso Galati Mamertino aveva intitolato al vate galatese la via principale del paese, denominata Corso Cingalio, in questi ultimi decenni ribattezzata col nome di Via Roma.

Don Carmelo Drago Quando, nel dopo guerra della prima mondiale il Padre Annibale Maria di Francia fece una ricognizione nella provincia di Messina in cerca di vocazioni, giunse a Galati e trovò l'accoglienza di una famiglia umilissima ma dotata di profondi sentimenti religiosi.

S'intrattenne alcuni giorni ed ebbe modo di partecipare le sue intenzioni e raccogliere eventuali adesioni.

E queste non si fecero attendere: dalla famiglia Drago trovarono la fede del monastero, Calogero, che rimase nell'ordine monastico per alcuni anni, prese il nome di fra Pasquale e dopo alcuni anni si dimise e passò a matrimonio, Mariano, che sposò la causa religiosa per tutta la vita e morì in odore di santità e infine un altro Calogero, di cui stiamo trattando, che prese i voti sacerdotali col nome di Carmelo, e fu Padre Carmelo Drago, di cui stiamo facendo discorso.

Appartenne, dunque, all'Ordine dei Padri Rogazionisti degli antoniani e svolse la sua attività prima a Messina come sacerdote e poi direttore dell'Istituto dei P. P. Rogazionisti nella stessa città.

Lì accolse tanti orfanelli e fu per tutti padre devoto e affettuoso, specie durante il periodo della seconda guerra mondiale, quando scarseggiavano i viveri e lui si doveva adoperare per sfamare i suoi orfanelli. Passò poi a Roma e fu Direttore Generale dei Padri Rogazionisti.

Tanti giovani galatesi furono educati ed istruiti nell'Istituto antoniano di Messina, e anche se non scoprirono in sé la vocazione al sacerdozio, rimasero, sempre attaccati al bene ricevuto e al carisma del loro Direttore

Don Gaetano Drago Appartenne all'Ordine degli O. M. I. (Oblati Maria Immacolata) e fu un attento studioso delle lettere classiche, tanto da parlare il latino con molta disinvoltura. Ma dedicò tutta la sua vita alle Missioni Cattoliche negli ambienti più sperduti della terra, e i meriti gli furono riconosciuti fino a conseguire la carica di Direttore Generale del suo Ordine.

Per i compiti istituzionali dell'attività missionaria, fu in Canadà e nell'Artide, dove svolse una comunanza di vita con gli Eschimesi e diede a tanti di loro l'annuncio della buona Novella.

Lasciò le sue memorie senza vane millanterie e con uno stile stringato e garbato quale si confaceva a un grande letterato quale lui era.

Pur senza pretese, mostrò anche una certa inclinazione al disegno, rivelando in questo campo una sensibilità artistica.

Fece spesso la sua comparsa a Galati Mamertino, suo paese natio, e fu presente alla inaugurazione del monumento all'Abate Crimi, a cui per parentela era strettamente legato. Scrisse molto, ma qui ricordiamo le opere più significative:

Gaetano Drago, UN EROE DEL LAOS, ed. O.M.I. Roma,1951

Gaetano Drago, Gli indii pellirosse del Canadà ed. O.M.I. Roma, 1953

Gaetano Drago, L'arte Eschimese, ed. O.M.I. Roma, 1954

Gaetano Drago, Il mio viaggio nell'antartide, ed. O.M.I. Roma, 1955

Gaetano Drago, Galati Mamertino e la calacte del ducezio, Roma, Tip. "Artistica", 1959

Emanuele Giardinieri Fin da piccolo, mostrò un particolare interesse per il disegno e successivamente affinò il suo talento appassionandosi alla pittura.

Ancora bambino, rimase orfano del padre morto in un incidente di lavoro e dovette superare molte difficoltà in quanto mancava alla famiglia l'unico mezzo di sostenimento. In tante difficoltà incontrò sempre se stesso.

Come spesso succede a tanti artisti, i suoi dipinti, anche se apprezzati per pregevole fattura, non trovarono subito la giusta collocazione e non mancarono le prime delusioni, ma lo sostenne il coraggio di continuare e a Galati Mamertino, suo paese natale, rimase per tutta la giovinezza. Infine, si decise di emigrare in Argentina dove non tardano i primi riconoscimenti e l'apprezzamento del pubblico e della critica.

La pittura del Giardinieri si inserisce nel genere cosiddetto metafisico perché non esprime immagini aderenti alla realtà, ma lancia messaggi che il buon intenditore può raccogliere. I colori sono tenui, talvolta sfumati e si intrecciano armoniosamente conferendo piacevoli sensazioni. Si può dire ch'egli perfezionò questo settore espressionistico, così da meritare l'appellativo di Maestro.

Tornato in Italia, organizzò una mostra a Milano e a Roma e ottenne molti consensi. Ricavò consistenti guadagni, ma, quando credette di aver raggiunto l'affermazione artistica e la serenità dell'anima, fu colto da un terribile male e spirò tra le affettuose braccia della moglie.

Nino Ferraù Visse a Galati Mamertino molta parte della sua infanzia e compì i primi studi presso i Padri Rogazionisti di Messina, da dove fece ritorno nel fiorire della sua adolescenza. L'impatto con la nuova realtà fu, per lui, irto di difficoltà e di traversie, conobbe la grinta della vita che però gli fu utile per temprarne il carattere. Conseguì il Diploma di insegnante elementare e prestò servizio anche in scuolette di montagna qua e là sperdute.

Quindi fissò la sua dimora a Messina, ma non dimenticò mai il suo paesello natio che spesso celebrò nelle varie liriche e venne abitualmente attratto com'era dal paesaggio nebroideo, ora dall'aspetto rude e roccioso, ora accogliente per le genuine fonti e le belle pinete. Finchè visse,a Galati Mamertino non trovò molta comprensione, ma è normale perché succede ai personaggi di un consistente spessore.

Fu un fervoroso credente, ebbe l'ansia dell'Assoluto e dell'Infinito, il culto della famiglia e particolarmente della mamma e il rispetto dell'amicizia.

Sotto il profilo letterario, contestò tutti gli "ismi" di correnti innovative: il futurismo, il crepuscolarismo, decadentismo, ritenendo che tali correnti, pur non mancando di estrosità da suscitare talvolta lo stupore, sono viziate da indeterminatezza e non riescono ad esprimere convenientemente i genuini stati d'animo che costituiscono la scaturigine dell'arte poetica .

Eppure, non sappiamo se casualmente o volutamente, in un "ismo" incappò pure Lui come fondatore dell'ascendentismo: una maniera, però tutta nuova di concepire la poesia senza rinnegare la tradizione. Per diffondere e rendere accessibili le sue idee e i suoi intendimenti, negli anni "50" fondò un periodico letterario dal titolo "Selezione poetica", che ebbe oltre un decennio di vita e buona accoglienza tra i lettori.

Riscosse giudizi favorevoli e talora anche lusinghieri da autorevoli critici. Benedetto Croce, quando Nino era ancora diciottenne, si espresse in questi termini: "Di questo giovane ammiro ed apprezzo anche quel che non condivido".

Nello Lombardo, premio della Real Accademia d'Italia scrive: "I libri del Ferraù hanno l'ansia dell'Infinito e il respiro dell'Eterno, non sono soltanto per il dilettante del marciapiede, ma per chi ha amato e sofferto, per i profondi indagatori dello spirito che battono la fronte sui problemi della vita terrestre e trascendentale".. , e infine Pia Derman esprime un giudizio di colorito romantico: "Ferraù è un poeta che bagna la penna nel cuore dopo averla aguzzata nel cervello.

L'arte di Nino è l'Infinito in una lacrima".

I florilegi dati alla stampa per interessamento del fratello Giuseppe sono:

Orme di viandante ( 1985),

Immagine azzurra ( 1987),

Grumi di terra ( 1988),

 . . . E sentirsi così ( 1990)

Album ( 1993).

L'Amministrazione Comunale di Galati Mamertino lo ha voluto ricordare intitolando al suo nome l'edificio scolastico delle scuole elementari.

Gero Costanzo Fu un cantante lirico internazionalmente conosciuto che si esibì con grande prestigio nei più grandi teatri del mondo. Studiò a Palermo e a Milano e debuttò a Trapani nel Rigoletto. Fu ingaggiato dal Teatro Reale dell'Opera, a Roma, dove cantò il Rigoletto, la Boheme e Don Pasquale. Venezia (La Fenice), Palermo e Bari si aggiunsero ben presto all'elenco dei teatri che lo osannarono ed acclamarono; in seguito passò alla Scala dove si esibì nei Pescatori di Perle di Bizet.

Il tenore Costanzo incise numerosi dischi per la Casa Cetra e dappertutto gli furono riconosciute doti di alta classe, tanto da essere considerato uno dei più grandi cultori dell'arte lirica.

Volle trascorrere gli ultimi anni della sua vita nel suo paesello, Galati Mamertino, dove visse da bambino e da dove emigrò in America in cerca della buona fortuna.

Persona garbata e socievole, non ostentò mai i suoi grandi meriti, anzi la modestia, forse a volte eccessiva, fu tra le più belle qualità che lo distensero per tutta la vita.

Dott. Giuseppe Argeri, in un suo lavoro, dal titolo "S. Giovanni Bosco nella vita e nella scuola, del 1954, molto apprezzato negli ambienti salesiani.

Prof. Raffaele Resta e il Prof. Luigi Stefaninivalentissimi pedagogisti.

Beato Francesco Zingales, Minore Conventuale, il quale fece dono alla Matrice della preziosa reliquia del legno della Santa Croce.

Ludovico Capritti, caduto da eroe nel 1125, durante l'assedio della Rocca di Taormina, di cui era comandante;

Guglielmo Capritti, che partecipò alla famosa battaglia di Benevento del 1266 come capitan

Padre Francesco Sana, Minore Conventuale ed uomo di vasta dottrina, il quale si recò in Palestina per perfezionarsi nella lingua ebraica e negli studi biblici

Come si arriva:

Autolinee: Messina, Patti, S. Agata di Militello, Capo d'Orlando.
Ferrovia: A Km. 27 stazione di Zappulla (linea Palermo - Messina).

 

Cenni storici:

Le origini di Galati rimontano ad epoca imprecisata.

Lo Strafforello, parlando di Galati nel suo libro "La Patria", la crede costruita "Sul luogo di un'antica Galata, ove la favola pose la culla della celebre Galatea, amata da Aci e da Polifemo".

Però, se consideriamo che Galatea era una delle Nereidi, e cioè una delle Ninfe del mare, dobbiamo confutare la tesi dello Strafforello, in quanto a Galati, situata a 800 metri di altitudine, il mare, e cioè la sede delle Nereidi, non esiste, e quindi il centro abitato, di cui fa menzione lo Strafforello, non poteva essere Galati.

Anche il Cluverio, nella sua "Sicilia antiqua", pubblicata nel secolo XVII, indica Galati col nome di Galata.

Non è tuttavia da escludere che la denominazione "Galata" sia stata data al centro urbano, un tempo assai ricco di pascoli e di greggi dai pecorai e caprai del luogo, per devozione alla ninfa Galatea, che si era innamorata del loro compagno Aci e che veniva da essi venerata attraverso l'erezione di qualche ara.

Dell'antica favola di Aci e di Galatea, si è pure occupato il Carducci, il quale ha voluto immortalare i due innamorati con questi versi:

"Sai tu l'isola bella alle cui rive

Manda il Ionio i fragranti ultimi baci,

Nel cui sereno mar Galatea vive

E sui monti Aci?".

Qualche lettore dotato di spirito critico, potrebbe giustamente osservare che l'identificazione di Galati (località che sorge a 800 metri di altitudine), in Calacte (vale a dire "bella spiaggia"), non può essere accettabile. però "acte", in greco, significa anche "promontorio", e quest'ultimo termine, a nostro avviso, avvalora nel lavoro del Drago, le ragioni che spinsero Ducezio a fondare la città in montagna anziché in marina.

Ducezio, dovendo far guerra a Siracusa, si recò in Grecia a coscrivere soldati, promettendo che avrebbe fondato per loro una città su di "una bella spiaggia". Ma fondare, allora una città in riva al mare, sarebbe stato un grave errore, in quanto le navi Siracusane, girando intorno alla Sicilia, avrebbero potuto avvistare e distruggere la nuova città. E se non l'avessero distrutta i Siracusani, l'avrebbero senz'altro depredata le orde piratesche, che in quel tempo infestavano quei mari, non risparmiando abitati marittimi, specie se piccoli e mal difesi. Si rese quindi necessario fondare la città in montagna, anche perchè, oltre alla naturale difesa che offrivano i monti, si potevano, dall'alto, in caso d'assalto, più agevolmente difendere i fabbricati.

Si ritiene che il Primo Signore di Galati sia stato Elezzero di Mallaurana, che nel 1124, fece costruire il Monastero Benedettino con Priorato di Sant'Anna. .

Il secondo Signore di Galati fu Nicola Camuglia.

Nel 1320, il re Federico II d'Aragona concesse Galati a Blasco Lancia, i cui successori ne godettero il possesso sino a tutto il secolo XVI. Poi Galati passò ai signori Squilli, e successivamente agli Amato, che ottennero, nel 1664, il titolo di Principi del luogo.

Gli ultimi signori di Galati furono i De Spuches.

Galati Mamertino, l'antica Galata sorge fra Longi e Tortorici, a 800 metri sul livello del mare, lungo la rotabile per capri Leone.

Galati è circondata da una ricca flora di noccioleti, di querceti e di pinete, che rivestono, di un bel verde intenso, le gole e le valli, fino a raggiungere i più alti crinali.

Verso la marina, i monti degradano in colline, e vanno a tuffarsi nel mare. in quello stesso mare che, in tempi assai lontani, vide sorgere e fiorire la città di Agatyrnum. Ben visibili, in lontananza, le isole Eolie, vagamente sfiorate da tenui luci vaporose.

Belle, nelle adiacenze dell'abitato le "Rocche Rosse", che alle prime luci dell'alba, s'illuminano di rosso vermiglio.

Galati è sede di un'industria per la lavorazione del marmo, e di una fabbrica di miscela di caffè torrefatto macinato, sorta recentemente, per iniziativa di alcuni intraprendenti cittadini Galatesi.

Il paese come abbiamo già detto sorge a 800 metri sul livello del mare, con le sue vie strette e tortuose, che si snodano in un susseguirsi di case alte, in gran parte ristrutturate, i cui balconi sfoggiano, qua e là, una ricchezza e varietà di fiori, gentile nota civettuola, di cui può godere il visitatore.

All'entrata dell'abitato, lungo la rotabile per Capri Leone, la villetta "Margherita", riposante in una suggestiva cornice di pini e di palme, sembra dare il benvenuto al forestiero.

Nella parte alta, il paese fa capo all'antico Castello, che si ritiene di epoca normanna, e di cui oggi non restano che pochi ruderi.

Il centro di Galati è rappresentato dalla piazza "San Giacomo", col suo bel monumento ai Caduti.

Ma la vera, l'autentica Galati, è nei vicoli: in quei vicoli scoscesi, dove le case sembrano abbracciarsi, e dove il silenzio conserva l'immutato respiro del passato, come ai tempi dei Lancia.

Questa è Galati Mamertino, l'abitato che dai suoi 800 metri di altitudine sorveglia da secoli le opere agresti, che fervono intense lungo le vallate.

Oggi Galati non sfoggia più il fasto e l'opulenza dell'età feudale, dovuti allo spirito di iniziativa e all'elevato livello di civiltà dei Signori, che per secoli si avvicendarono nel governo di quella Terra.

Della vetusta Galati, che i feudatari avevano reso illustre, oggi rimangono soltanto le chiese e Palazzi di antiche famiglie gentilizi; mentre del Castello, dei Conventi e Monasteri, non restano che rovine, attanagliate dall'immobilità del silenzio, e cullate dalla voce dei vecchi campanili, che si rinnova da secoli, sempre.

(http://www.valdemone.it/I%20COMUNI.htm)

L'AREA DEL CAPRIOLO

L'area è situata nel comune di Galati Mamertino (pr. Messina), in contrada "Miserella" a circa 903 m s.l.m. ed ha una superficie di 22.750 mq nella quale ci sono castagni e cerri.

All'ombra di questi, oltre alle abbondantissime felci, crescono il rovo, la rosa canina, la dafne, la ginestra dei carbonai ed il prugnolo.

I caprioli sono stati presenti in Sicilia sino alla fine del 1800, dovevano essere così abbondanti che il nome Nebrodi, con il quale in passato venivano indicati tanto il complesso montuoso nebrodense che quello madonita, etimologicamente sembra riferirsi proprio al capriolo.

Questi elegantissimi ungulati, sono oramai spariti dalla Sicilia a causa della persecuzione venatoria da parte dell'uomo. L'area di semicattività e isentieri che la circoscrivono si prestano a attività di educazione ambientale e di fruizione sostenibile.

All' interno dell'area è presente un sentiero per portatori di handicap.

L'area è gestita dall'Associazione "Amici della Terra", per visite guidate e attività di educazione ambientale si suggerisce di prendere contatti al  339 4596672.

ITINERARI NATURALISTICI

ITINERARIO 1: S. Jacopo - Serro della Filicia - Ritorno per Portella d'Addrichi

Il tragitto ci permette di ammirare bellissimi esemplari di querce, robinie, pini, lecci, castagni, cerri, varie piante del sottobosco ampi panorami sulle vallate circostanti, sul Tirreno e sulle Eolie.

ITINERARIO 2 : S.Jacopo - Area Curatro (Pizzo Risigna) - Portella d'Addrighi. Ritorno strada asfaltata per Pizzo Risigna

Attraversando una bellissima pineta, ci immettiamo in un sentiero da cui abbiamo la possibilità di scorgere, dinanzi a noi, Monte Soro (1847 m.s.l.m), Pizzo Mueli (1213 m.s.l.m.), alla nostra destra le Rocche del Crasto (1315 m.s.l.m.) ed alla nostra sinistra Serra del Re (1750 m.s.l.m.). Il percorso è ricco di piante di ginestra spinosa, cardi, euforbie, ginestra odorosa, rovi ed altre varietà di piante tipiche del sottobosco.

ITINERARIO 3: S. Jacopo - Molise - Cascate del Catafurco

Il percorso attraversa campagne coltivate e zone aperte destinate al pascolo, Villaggio Molise, tipico esempio di aggregazione rurale, di grande valore etno-antropologico, di cui oggi possiamo ammirare solo dei ruderi e delle casupole realizzate in pietra senza l'uso di malta. Meta dell' itinerario sono le Cascate del Catafurco: da una parete alta quasi 30 m., tra rocce calcaree aspre ed accidentate le acque del torrente S.Basilio precipitano fragorosamente, con movimento vorticoso, soprattutto nel periodo primaverile.

Per informazioni: "AURORA"-picc.soc.coop. a.r.l.- Via Cavour, 83

Tel. 0941/436001 - cell. 320/3687646 - 333/3768012
http:
www.aurorasuinebrodi.com - email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Etimologia (origine del nome)

Deriva dal nome greco di persona Galates. La specifica fu aggiunta nel 1863 e si riferisce al popolo osco di Messina, i Mamertini.

 

Il Comune di Galati Mamertino fa parte di:

Regione Agraria n. 2 - Nebrodi nord-orientali

Parco dei Nebrodi

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